Solo 30 anni fa l’omosessualità rientrava nell’elenco delle malattie mentali dell’Organizzazione mondiale della sanità. Oggi, il 17 maggio, nella Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, anche se l’omosessualità non è più considerata un disturbo, “le persone lgbti in Italia sono ancora esposte a una condizione di vulnerabilità“, sottolinea Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Nell’ultimo anno il dato sulle violenze e gli abusi è aumentato del 9%, dice Fabrizio Marrazzo, responsabile Gay Help Line e portavoce Gay Center. Dati che spingono il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a ricordare che “le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale costituiscono una violazione del principio di eguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana che trovano, invece, specifica tutela nella nostra Costituzione e nell’ordinamento internazionale”. “Tutti – sottolinea il capo dello Stato – devono essere messi nella condizione di esprimere la propria personalità e di avere garantite le basi per costruire il rispetto di sé. La capacità di emancipazione e di autonomia delle persone è strettamente connessa all’attenzione, al rispetto e alla parità di trattamento che si riceve dagli altri”. Ma è anche compito dello Stato, spiega, “garantire la promozione dell’individuo non solo come singolo, ma anche nelle relazioni interpersonali e affettive“. “Operare per una società libera e matura, basata sul rispetto dei diritti e sulla valorizzazione delle persone – conclude Mattarella – significa non permettere che la propria identità o l’orientamento sessuale siano motivo di aggressione, stigmatizzazione, trattamenti pregiudizievoli, derisioni nonché di discriminazioni nel lavoro e nella vita sociale”. Riflessioni alle quali si affianca il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avanza “l’invito a tutte le forze politiche perché possano convergere su una legge contro l’omofobia che punti anche a una robusta azione di formazione culturale: la violenza è un problema culturale e una responsabilità sociale“.

Parole ancora più cariche di significato se è vero che in un anno Arcigay ha censito dai giornali 134 storie di omotransfobia, più altre quattro in realtà avvenute prima ma che solo dopo, in fase giudiziaria, hanno messo in luce il movente. Un totale di 138 episodi, dei quali 74 avvenuti nel Nord Italia, 30 al Centro, 21 al Sud e 13 nelle Isole. 32 vicende hanno a che fare con aggressioni, 13 sono adescamenti a scopo di rapina, ricatto o estorsione, nove sono violenze familiari, 31 sono discriminazioni o insulti in luoghi pubblici, come bar o ristoranti, 17 sono scritte infamanti su muri, auto, abitazioni, 25 sono episodi di hate speech e di incitazione all’odio, online e offline, scatenati da esponenti politici, gruppi, movimenti.

“Maglia nera al Nord – commenta Piazzoni – dove hanno avuto luogo più della metà delle storie censite e dove in effetti, in particolare in alcune città, abbiamo la sensazione concreta di un rafforzamento dell’istanza omotransfobica, spesso legittimata e reiterata anche dalle istituzioni. Ed è al Nord, infatti, che più di frequente perfino la politica attinge al linguaggio della violenza e dell’istigazione nei confronti delle persone lgbti”. Sempre al Nord, aggiunge Piazzoni, “si concentra uno dei fenomeni più preoccupanti che il rapporto ci rappresenta, non inedito, ma mai come quest’anno consolidato e ricorrente: gay maschi, spesso anziani ma non necessariamente, che vengono contattati da ragazzi giovani, di solito via chat. Ragazzi che poi incontrano ma dai quali vengono rapinati, o ricattati attraverso fotografie intime o sotto la minaccia di rivelare l’orientamento sessuale dell’uomo”. Nell’ultimo anno sono stati in tutto 13 gli episodi di questo tipo raccolti dalla cronaca.

“Le persone lgbt (lesbiche, gay, bisex e trans) sono ancora vittime di violenze e discriminazioni – aggiunge Marrazzo, responsabile Gay Help Line e portavoce Gay Center – Sono oltre 50 le persone che ogni giorno (oltre 20 mila all’anno), contattano da tutta Italia il nostro servizio Gay Help Line 800 713 713 o la chat Speakly.org per raccontare le discriminazioni e le violenza che subiscono”. Nell’ultimo anno, infatti, è il dato sulle violenze e gli abusi è pari al 25% e durante l’emergenza Covid-19 è anche cresciuto fino al 40% per gli adolescenti. Di questi casi meno di 1 adolescente su 60 pensa di denunciare.

“Sono preoccupanti anche i dati della ricerca nelle scuole”, sottolinea il responsabile Gay Help Line: emerge, infatti, che su un campione rappresentativo di oltre 1500 studenti, oltre il 34% degli studenti pensa che l’omosessualità sia sbagliata ed il 10% pensa sia una malattia mentre il 27% degli studenti non vuole un compagno di banco gay.

Per le persone lgbt dichiararsi comporta ancora forti rischi: perdita del lavoro, allontanamento dalla famiglia di origine e emarginazione. Lo dimostrano i dati raccolti da Gay Help Line nell’ultimo anno: su un campione di oltre 20 mila contatti emerge un incremento del 17% dei ricatti e minacce che raggiunge il 28%. Il mobbing sul lavoro è aumentato del 3%, raggiungendo così il 15%, “un dato dovuto alle inesistenti tutele per le vittime lgbt”, aggiunge Marrazzo. “Richiediamo pertanto al Governo – sottolinea il responsabile Gay Help Line – dopo 30 anni, una legge seria contro l’omofobia, come già avviene in molti latri paesi, che renda l’omofobia un reato e dia sostegni concreti alle vittime come case rifugio e centri antiviolenza per rendere possibili le necessarie denunce”.

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