La Juventus esce sconfitta sotto il diluvio di Perugia, dopo una partita lunga tre ore contro la squadra di casa. A centosettantacinque chilometri di distanza splende invece il sole all’Olimpico di Roma, dove la Lazio ha battuto la Reggina e ha atteso il fischio finale di Collina al Curi per festeggiare lo scudetto, il secondo della sua storia. È un finale di campionato hitchcockiano quello della stagione a cavallo tra i due millenni. L’atto conclusivo del 14 maggio 2000 è sicuramente inaspettato.

La Juventus è davanti alla Lazio di due punti, negli ultimi mesi la squadra allenata da Ancelotti se ne è fatta recuperare già sette. La settimana precedente è stata ricca di polemiche, la Juventus ha avuto la meglio sul Parma per 1-0, ma all’allora gialloblù Fabio Cannavaro è stato annullato un gol regolare. È una Juventus molto forte quella che si presenta al Curi, ha giocatori come Zidane, Montero, Conte, Del Piero, Filippo Inzaghi e Davids. Il Perugia di Mazzone, ormai salvo, ha calciatori di temperamento come Materazzi, Olive, Bisoli, Tedesco e Rapajc.

Il presidente Gaucci vuole vincere la partita, l’allenatore Mazzone non si tira indietro. “Amoruso lo fa giocare?”, chiede alla vigilia al mister. Nicola Amoruso, centravanti dalla grande tecnica e in quella stagione con il gol facile, è di proprietà della Juve ed è a Perugia in prestito. Nick conferma al mister che ci tiene. Vuole far vedere il suo valore a chi lo ha scaricato pochi mesi prima.

Alla mezz’ora del primo tempo, quando la Juve ha già dimostrato di non avere i suoi attaccanti in stato di grazia, inizia a piovere. Tra i due tempi scoppia l’apocalisse. Così non si può tornare in campo. A Roma aspettano un po’ per la ripresa. Poi già sul 2-0 (gol di Simone Inzaghi e Juan Sebastian Veron, entrambi su rigore) si ricomincia. Tanto a Perugia probabilmente la rinviano. È quello che vuole la Juve, il Perugia invece vorrebbe concludere oggi il suo campionato. L’arbitro Collina è deciso. Se ci saranno le condizioni, la gara si finisce. Dopo più di 70 minuti di attesa si torna a giocare, il meteo è migliorato come il terreno di gioco, che resta comunque pessimo. Inzaghi sotto porta continua a sbagliare. A Roma la Lazio, che intanto ha vinto 3-0 (terzo gol di Simeone), aspetta in spogliatoio notizie dall’altro campo.

Antonio Conte nella sua area sbaglia un intervento, il pallone finisce sui piedi del difensore Alessandro Calori, che realizza la sua quinta rete in campionato. Esulta, è anche lui un giocatore grintoso. Ora se la Juve trovasse almeno un gol, andrebbe allo spareggio-scudetto con la Lazio. Non arriva neanche quello. Zambrotta appena entrato in campo è stato espulso. Va segnalato il gesto di Pessotto che in una tale situazione trova la forza di far invertire una rimessa laterale a Collina, che inizialmente la aveva assegnato alla Juve. “Arbitro l’ho toccata io”.

L’allenatore romano del Perugia, con il cuore da sempre giallorosso, regala così uno scudetto insperato, ma meritato, a Sven-Goran Eriksson e ad una Lazio piena di talento (c’è anche Roberto Mancini al passo d’addio).

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