Angela Merkel, stretta tra le proteste di chi chiede la fine delle restrizioni e le notizie che arrivano dal Robert Koch Institute, prova a cavarsela con una raccomandazione generica: “È molto importante che ci si attenga alle misure di sicurezza”. In Germania oggi sono diventate effettive le nuove riaperture decise a macchia di leopardo dai vari Länder, ognuno seguendo una propria strategia e proprie regole. Nel frattempo però dal Rki di Berlino, l’agenzia governativa per il controllo e la prevenzione delle malattie, è arrivata la conferma che anche sabato il tasso di riproduzione del contagio (R0) è salito lievemente ad 1,13, restando per il secondo giorno consecutivo sopra la soglia di sorveglianza di 1. Gli esperti ripetono che è ancora troppo presto per valutare se la fotografia “scattata” dall’indice sia affidabile e per ora la Fase 2 tedesca non sembra subire battute d’arresto, perché i dati mostrano anche che la pressione sugli ospedali non è aumentata. L’unico stop nel distretto di Coesfeld, dove a causa di un focolaio in un mattatoio il Land del Nord-Reno Vestfalia ha fatto scattare le misure d’emergenza, posticipando al 18 maggio l’entrata in vigore dei nuovi allentamenti.

Intanto dalla Bassa Sassonia arrivano le prime critiche al governo e la proposta di abbassare da 50 a 30-35 il numero di nuovi casi per 100mila abitanti a settimana tollerato prima che venga sospeso l’allentamento delle misure. Mentre il primo a paventare il rischio di un ritorno al lockdown è l‘esperto di salute della Spd, Karl Lauterbach: “Sarebbe meglio se avessimo norme uniformi“, ha detto al Passauer Neue Presse, specificando che le misure restrittive sono state revocate troppo velocemente in Germania, dove ancora manca “un’app per il tracciamento”, c’è carenza di mascherine “di alta qualità” e non esiste “una buona strategia” per i test sierologici. “Siamo in un periodo pericoloso”, ha detto Lauterbach, che di fronte alla domande su un possibile ritorno alla Fase 1 ha risposto: “Spero che le cose vadano diversamente“.

Nel weekend invece migliaia di persone hanno protestato in diverse città contro le misure di limitazione per il contenimento del coronavirus. Dopo il 20 aprile, data in cui sono cominciate le prime riaperture, l’opinione pubblica si aspettava un veloce ritorno alla normalità: al contrario molte delle restrizioni individuali resteranno ancora in vigore, almeno fino al 5 giugno. Da quando, mercoledì scorso, la cancelliera Merkel ha delegato i Länder a decidere sulla tabella di marcia sulle riaperture, la confusione e il conseguente malcontento sono aumentati.

A testimonianza delle differenze tra una regione e l’altra della Germania, oggi la Sueddeutsche Zeitung ha provato a riassumere le nuove misure introdotte, specificando che “la molteplicità delle normative su scala molto ridotta nei singoli stati federali rende difficile una visione d’insieme” e che quindi “questo elenco non è esaustivo“. Per fare alcuni esempi, in Baden-Württemberg da oggi si può fare un tatuaggio e giocare a tennis, ma per andare al ristorante bisognerà aspettare il 18 maggio. In Bassa Sassonia possono invece riaprire bar, ristoranti e birrerie che abbiano uno spazio all’aperto. Nel Nord-Reno Vestfalia le regole per i ristoratori cambiano ancora: possono riaprire tutti i locali, anche chiusi, con posti a sedere. Anche per le scuole, per non parlare dello sport, in ogni Land ci sono norme e riaperture diversificate.

Merkel è preoccupata per le proteste e ha ammonito: “Si è ancora tenuti a rispettare le regole del distanziamento“. La cancelliera ha criticato chi va a fare la spesa senza indossare la mascherina, che però in Germania non è obbligatoria dappertutto. La cancelliera però guarda anche ai numeri che arrivano dal Rki, dopo che proprio lei aveva spiegato che la priorità era quella di mantenere piatta la curva dei contagi, in modo da non sovraccaricare il sistema sanitario. Non si può “ancora valutare se la tendenza delle nuove infezioni, in calo nelle ultime settimane, continuerà, o se ci sarà un nuovo aumento del numero di casi”, hanno commentato all’istituto dopo i dati riferiti al fine settimana, tendenzialmente meno attendibili. La Germania ha alla base della sua strategia soprattutto la solidità del sistema sanitario: ad oggi vengono segnalati oltre 31mila posti letto per la terapia intensiva e a Berlino è stato appena inaugurato un nuovo Covid Hospital da 500 letti che in teoria non dovrà mai essere utilizzato, ma servire da argine in caso di estrema emergenza. La pressione sugli ospedale tedeschi non è aumentata nelle ultime settimane: da qui la relativa tranquillità del governo.

Fatto sta che ora l’unico argine all’allentamento delle restrizioni resta il meccanismo concordato tra governo federale e Länder: se in una settimana ci sono più di 50 infezioni per 100mila abitanti, la zona dove si verifica l’aumento dei casi deve essere esclusa dalle riaperture. Il ministro della Sanità Jens Spahn ha chiesto alle autorità dei Land e locali di intraprendere azioni coerenti, isolando rapidamente le aree a rischio. Intanto, dopo il caso alla Westfleisch di Coesfeld, sono cominciati i test di massa per tutti i lavoratori dei mattatoi e delle fabbriche per l’imballaggio della carne. Il ministro della sanità del Nord Reno-Westfalia, Karl-Josef Laumann, ha chiesto leggi più severe per la salute e la sicurezza del settore, dove è comune il lavoro in subappalto.

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