Vi è piaciuto il Concerto del Primo Maggio senza pubblico? Speriamo davvero che l’emergenza Coronavirus possa terminare, altrimenti quello rischia di essere il futuro degli eventi dal vivo in Italia e non solo. Lo stesso destino potrebbe essere poi riservato a Sanremo, proviamo ad immaginare, Amadeus protetto dal plexiglas o Morgan che accusa Bugo di avergli fatto sparire guanti e mascherina.

Le grandi tournée spostate nel 2021, locali chiusi, concerti cancellati, musicisti e addetti ai lavori, a casa. Nel silenzio generale. Un vero e proprio incubo per chi di musica vive, non solo gli artisti, ma tutto l’indotto. Ne ho parlato con Fabrizio Tavernelli, musicista di talento che ha appena pubblicato il suo ultimo disco, Homo distopiens, la colonna sonora ideale per i tempi che stiamo vivendo. Leggete i suoi testi, vi colpiranno, “Taver” aveva previsto tutto. “Il futuro della musica? Dobbiamo sperare che il virus scompaia e tornare alla normalità il prima possibile.”

Temo sarà una bella botta, i grossi reggeranno, ma da Vasco o Ligabue in giù sarà durissima. Sto sentendo previsioni drammatiche, stagioni che se va bene ripartiranno l’anno prossimo. Già era un settore in difficoltà, questa per molti potrebbe essere la botta finale, ci sono tante situazioni da panico. Adesso c’è gente che rischia di non mangiare.

Quali sono le alternative? Per quanto riguarda le dirette social, credo siamo arrivati un po’ all’assuefazione. Non è più una novità. Ora c’è un grande intasamento, rimarrà a supporto del ritorno del live, anche se dei contributi esclusivi non è il futuro. Concerti a numero chiuso tutti distanziati? Alla decima volta ci stancheremmo.

Il ritorno massiccio del supporto fisico? Adesso siamo in un periodo dove c’è una maggiore attenzione e disponibilità all’ascolto grazie al tempo che abbiamo a disposizione, ma per le nuove generazioni non credo, non vedo neanche l’attenzione per un progetto artistico che vada oltre un certo minutaggio. Si è superato il singolo pezzo, adesso siamo all’ascolto del frammento di una canzone. È il modo attuale di usufruire dei media, dei social network. Ormai è un sistema così multiforme, non credo sia il futuro per la musica.

Non so per quanto tempo riusciremo a tenere lontani i fan da un concerto, poi anche i musicisti, molti sono animali da palcoscenico, hanno una esigenza vitale per l’esibizione. Se l’emergenza dovesse durare, potremmo abituarci al distacco tra le persone, ad avere paura dell’altro.

Quello che ha fatto l’Aids per la sfera sessuale, potrebbe farlo il Covid-19 per i rapporti sociali; vedere nell’altro un veicolo di trasmissione del virus, un possibile contagio. Mettere un filtro tra le persone, il preservativo per l’Aids o la mascherina e i guanti per il Coronavirus. Ci abitueremo tutti ad avere questi filtri o ci saranno delle ribellioni?

Articolo Precedente

Ultimo: “Il tour sarà rinviato probabilmente al 2021. Ritardo nella comunicazione? Colpa del governo. Io non canterò in tv o sui social”

next
Articolo Successivo

Musica per tempi più lenti /3- La canzone d’autore oggi: cinque dischi ricercati e cantabili

next