Alitalia vola basso. E il suo commissario, Giuseppe Leogrande, naviga a vista, rispondendo in maniera evasiva alle domande dei deputati. Nell’audizione alla camera emerge uno scenario incerto per l’ex compagnia di bandiera. Con il denaro stanziato per la nazionalizzazione dal Cura Italia che rischia di essere bruciato senza riportare l’Alitalia sulla giusta rotta. Dal commissario non arriva alcun piano industriale, né tanto meno stime sul denaro pubblico che ancora potrebbe essere necessario all’azienda “nazionalizzata” o riflessioni “strategiche” sui potenziali partner, ma essenzialmente solo i numeri del pesante impatto del lockdown.

Ad aprile i ricavi di Alitalia sono crollati di quasi il 100%, con le vendite che si sono fermate a 5 milioni a fronte dei 160 dell’anno precedente. “Siamo partiti con l’idea di intervenire sul mondo dei costi e ci siamo trovati in un contesto di improvviso crollo dei ricavi. Fra l’altro in una situazione in cui la parte dei ricavi ha avuto una inchiodata improvvisa” ha chiosato il commissario che ha poi precisato come, a dispetto della nuova iniezione di liquidità da parte dello Stato, restino in piedi le manifestazioni di interesse dei privati. Manifestazioni, che, come ha ricordato Leogrande, “non sono offerte”.

Intanto il commissario ha prospettato la possibilità di dividere la società in due entro inizio giugno: un ramo affitterà i servizi (e gli aerei) dalla società «madre», l’altro da CityLiner, la divisione regionale. Saranno quindi spacchettate le attività di aviazione, manutenzioni ed handling. La nuova compagnia funzionerà con una flotta ridotta a 92 aerei generando secondo i sindacati altri duemila esuberi su oltre undicimila dipendenti. Per il futuro delle nuove aziende saranno poi centrali le “alleanze strategiche, che credo vadano ben ponderate e studiate”. Con “le scelte strategiche di più ampio respiro” delegate “agli organi gestori delle newco a cui saranno assegnate le aziende di Alitalia”. Ma le “newco separate (..) potrebbero poi anche essere riunite” ha aggiunto il commissario dell’ex compagnia di bandiera. In pratica, per Leogrande tutte le strade sono ancora aperte.

Al momento, sul suo tavolo sono arrivate tre manifestazioni interesse per lotto unico: Synergy, Almaviva e Us Aerospace Partners. Per il solo segmento handling si sono fatte avanti Avia Partners, Airport Handling e una cordata Asc Handling, mentre sulla manutenzione c’è l’attenzione di Atitech e della Asc Handling. “Sono state fatte alcune verifiche per quanto attiene ai requisiti di accesso con Synergy che apparentemente ha la dimensione per affrontare il progetto”, precisa Leogrande il quale si è soffermato poi più sugli aspetti caratteriali del magnate German Efromovich, che non sulla solidità della sua Synergy. “Efromovic è un persona molto gradevole ma un po’ anguilloso. Su certe domande un po’ sfuggente”. Questo però non ha generato alcun “pregiudizio” benché “su investitori così lontani c’è bisogno di avere massima trasparenza delle disponibilità offerte e sugli impegni di utilizzo dell’azienda, del mantenimento dei livelli occupazionali, nel mantenimento dei servizi essenziali. E su un po’ di temi sui quali non c’è stata una totale collaborazione, poi è successo quello che è successo, ma è un tavolo che per me non ha preclusioni”.

In conclusione, mentre la Francia stanzia 7 miliardi per rimettere in piedi Airfrance e la Germania punta 10 miliardi su Lufthansa, in Italia, secondo Leogrande, potrebbero essere sufficienti i 500 milioni del Cura Italia. Ma “il futuro dell’ex compagnia di bandiera non può essere valutato in relazione al profilo professionale di chi oggi è commissario straordinario – ha detto il deputato Leu, Stefano Fassina -. La nazionalizzazione della newco estratta dall’azienda in amministrazione straordinaria, come disposta dalla legge di conversione del Decreto Cura Italia, è non solo necessaria, ma anche urgente al fine di realizzare una solida compagnia di bandiera, unita nelle attività di aviation, handling e maintenance, in grado di scegliere senza acqua alla gola un adeguato partner industriale”. Per Fassina, “senza nazionalizzazione, oggi e per un lungo periodo dato lo scenario dei movimenti di passeggeri e merci, Alitalia può essere soltanto svenduta con la conseguenza per il nostro Paese di perdere irreversibilmente la possibilità di avere il controllo di un asset davvero strategico”. Un processo comunque a dir poco complesso se, come ha ammesso Leogrande, in questa fase anche solo “il passaggio ad altre alleanze (diverse da Skyteam, ndr) sembra una cosa sostanzialmente impossibile”.

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