Quella che stiamo vivendo è un’emergenza mondiale ma non è solo quella del Coronavirus o Covid19 che dir si voglia. Quella che stiamo vivendo in questo travagliato periodo storico è l’altrettanto drammatica scomparsa delle notizie.

Se si identifica questa pandemia con l’Apocalisse, allora è inutile stare a discutere: questo è l’unico argomento di cui valga la pena parlare su ogni media. Fino a che non rimarrà più nessuno. Ma se invece si consideri questa una pandemia come le moltissime altre che si sono avvicendate sul nostro pianeta durante la storia umana, non è comprensibile il perché sia diventata nel giro di tre mesi l’unica notizia di cui i media debbano dare conto.

Sono forse scomparsi gli omicidi, le rapine, le tragedie dell’immigrazione, le guerre? No di certo, ma quello che viene definito giustamente ‘Circo Mediatico’, di tutte queste cose se ne infischia, proprio per le caratteristiche tipiche delle notizie.

Alle scuole di giornalismo insegnano che un fatto diventa notizia in relazione alla attualità del fatto, al pubblico interesse, alla prossimità geografica del fatto con il ‘lettore’ (oggi diciamo ‘utente’), alla sua portata di sconvolgimento dello status quo ante, al suo impatto emozionale e alla rilevanza politico-istituzionale dei suoi protagonisti. Capite bene che nulla al mondo può dunque competere con un virus che è nel paese dell’utente, uccide le persone a centinaia, tra le quali molte famose, e spinge il capo del governo a costringere intere popolazioni a non uscire di casa.

Non a caso una qualsiasi prima pagina di un qualsiasi quotidiano cartaceo o online è completamente invasa da differenti dettagli della diffusione del virus in Italia.

Il bollettino quotidiano della Protezione Civile italiana è diventato per il nostro Paese la summa dell’essenza delle notizie da conoscere per essere informati. Eppure, nel mondo invaso dal Covid19, stanno accadendo molte altre cose, alcune importanti, altre drammatiche, a volte persino con più vittime di quelle causate dal virus in un giorno.

Nel momento in cui queste righe vengono scritte si è verificato un grave terremoto in Algeria avvertito fino in Sardegna, il neozelandese arrestato per la strage di Christchurch (51 morti) ha ammesso la sua colpevolezza, due razzi hanno colpito Baghdad, a Roma un altro autobus ha preso fuoco, evidenziando il prossimo fallimento dell’Atac se non arriveranno presto 200 milioni di euro, un ventenne ha ucciso la madre a coltellate e decapitandola, alla Università di Stanford hanno inventato una ‘esocaviglia’ bionica per atleti e invalidi, altri scienziati dell’Università del Colorado ipotizzano la possibilità della vita sul pianeta Mercurio, gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita continuano a farsi la guerra sul territorio dello Yemen, distruggendolo, After Truth, un documentario americano, rivela in maniera choccante quanto sia facilmente manipolabile il voto presidenziale Usa e persino ignoriamo l’uscita, proprio in queste ore, della fiammante Lamborghini Aventador Mansory Cabrera. E cosa sta succedendo ai siriani che fuggono dalla Turchia verso la Grecia? Chi lo sa?

Quanti di voi hanno sentito parlare di queste notizie?

La pandemia che stiamo vivendo è senz’altro un evento clamoroso nella storia umana, ma non certo il primo, né quello che finora ha causato più decessi. Il paragone che viene sempre fatto è quello con l’epidemia di influenza spagnola, che nel 1918 causò tra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il mondo (in Italia al momento siamo a poco più di 13mila) ma un evento tanto planetario va paragonato, secondo me, anche ad altri analoghi sconvolgimenti come le guerre mondiali.

Nella prima, 16 milioni di morti e 20 di mutilati; nella seconda, 55 milioni di morti, quasi mezzo milione in Italia, oltre il 10% della popolazione del tempo. E’ difficile, capisco, relativizzare i disastri che si stanno vivendo in prima persona ma forse farlo potrebbe anche servire a darci una prospettiva per il futuro e soprattutto a non annoverare tra le vittime stroncate dal virus anche tutte le altre notizie che non lo riguardano, perché anch’esse fanno parte di una piccola ricchezza che ogni giorno ci viene strappata via.

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