Il governo dei Paesi Bassi è stato sommerso dalle critiche interne per la linea dura sposata durante l’ultimo Consiglio europeo a Bruxelles. Quando manca una settimana al prossimo vertice dell’Eurogruppo che dovrà presentare nuove proposte sulle strategie economiche da mettere in campo a livello Ue per limitare le conseguenze dell’emergenza coronavirus, a puntare il dito contro l’esecutivo guidato dal liberale Mark Rutte, tra i più convinti oppositori ai cosiddetti coronabond e che ha più volte indicato il Mes come meccanismo al quale ricorrere in caso di crisi, sono state sia le opposizioni che gli alleati di governo. Tanto che anche uno dei falchi rigoristi dell’esecutivo, il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra, ha ammesso un eccesso di fermezza nel chiedere alla Commissione un’indagine per capire perché alcuni Paesi, in riferimento soprattutto a Italia e Spagna, dicano di non avere margine di bilancio per far fronte all’emergenza nonostante l’area euro sia in crescita da sette anni. Parole che il primo ministro portoghese, Antonio Costa, ha definito “ripugnanti”.

Hoekstra: “Ho mostrato poca empatia, serve solidarietà. Ma no ai coronabond”
Il ministro olandese è stato l’obiettivo principale delle critiche mosse non solo dal gruppo di Paesi firmatari della lettera inviata al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, con la quale chiedevano all’Ue l’emissione di “uno strumento di debito comune”, ma anche dagli alleati ad Amsterdam.

“Ho mostrato troppa poca empatia, avrei dovuto fare di meglio – ha detto in un’intervista a Rtl Z – La nostra posizione sui coronabond è ferma, ma non quella sulla solidarietà. Non ho passato il messaggio con sufficiente empatia. Ma vogliamo valutare in modo solidale cosa è razionale e ragionevole”.

Un mea culpa, quello del ministro, che arriva proprio in conseguenza degli attacchi ricevuti internamente: “Se raccogli tutta la tempesta che abbiamo raccolto noi, evidentemente non hai fatto qualcosa di buono – ha aggiunto – È successo ciò che non volevamo e ciò che volevamo invece non è successo. Avrei dovuto fare di meglio, una Ue forte è anche nel nostro interesse, avremmo dovuto mettere questo davanti a tutto”.

Un interesse legato, oltre alla più generale tenuta dell’Unione e al contrasto all’avanzata dei neonazionalismi, anche alla stessa emergenza coronavirus. I Paesi Bassi, stando agli ultimi dati ufficiali, hanno superato la soglia delle 1.000 vittime causate dalla pandemia (175 solo lunedì) e oltre 12mila contagi.

Critiche anche dagli alleati di governo: “Non possiamo lasciar soffocare i nostri amici”
Se in Germania, il giorno dopo lo scontro in sede di Consiglio Ue, a criticare la linea dura della cancelliera Angela Merkel erano stati soprattutto i giornali progressisti e le opposizioni, con i Verdi in testa, ad Amsterdam le accuse arrivano anche dal fronte alleato. Il capogruppo del D66 alla Camera, Rob Jetten, ha voluto ricordare ai compagni di governo che “solo insieme possiamo sopravvivere” in Europa: “I Paesi Bassi sono diventati ricchi grazie all’Ue. Ora che posti di lavoro e redditi sono in gioco in tutta Europa a causa della crisi legata al coronavirus non possiamo permettere ai nostri amici di soffocare”.

La portavoce della formazione olandese al Parlamento europeo, Sophie in ‘t Veld, parlando a Politico ha aggiunto che “l’atteggiamento e il tono del governo erano così inappropriati e così schietti che non credo cambi essere un Paese del nord o del sud per accorgersene. È chiaro che stanno giocando con il fuoco perché se l’Italia cade, poi cadranno la Zona euro e l’Unione europea e quindi cadremo anche noi“.

Anche Gert-Jan Segers, leader dell’Unione Cristiana, altro partito di governo, ha preso le distanze, anche se in maniera meno marcata, dalle dichiarazioni di Hoekstra e del Vvd di Rutte: “L’Italia è una tragedia. Quel Paese è in rovina. Per quanto mi riguarda, il primo messaggio sarebbe ‘Vi aiuteremo’“, ha dichiarato invocando un “Piano Marshall per l’Europa meridionale”.

Sulla posizione del dialogo e del compromesso sono anche i vertici dell’economia nazionale. Come il presidente della Banca centrale olandese, Klaas Knot, che in un’intervista alla Nrc Handelsblad ha parlato di “test per la zona euro”, così come già dichiarato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Quando vedi cosa sta succedendo ora con il coronavirus in Paesi come l’Italia e la Spagna, trovo straordinariamente logico l’appello alla solidarietà”, ha detto.

Per il momento, Rutte e Hoekstra mantengono il proprio veto sui coronabond. Ma vista la situazione interna ai Paesi Bassi e anche la discussione in corso a Berlino tra l’ala più federalista e moderata della Cdu, guidata proprio da Angela Merkel, e quella più rigorista, nel tentativo di evitare l’ascesa dei nazionalismi, sia mostrandosi troppo intransigenti nei confronti del Sud che troppo permissivi, anche l’esecutivo dell’Aia si prepara a studiare e mettere in conto alcune concessioni.

Twitter: @GianniRosini

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