Grazie al cielo mi si è rotto il frigo poco prima del Coronavirus. No, non sono impazzita. Almeno non ancora completamente. Vi spiego. Il piano prima del Covid-19 era quello di acquistare la cucina prima dell’estate, ma il nostro frigo non ha retto e ci ha abbandonati. Non mi andava di spendere diverse centinaia di euro per un elettrodomestico che avremmo dovuto cambiare dopo pochi mesi e sono riuscita a convincere mio marito (non immaginate con quale fatica) del fatto che per un paio di mesi avremmo potuto utilizzare un modello più piccolo. Non pensate a un frigo da camping. Direi che è una misura standard.

Scordatevi i tre cassettoni freezer in basso, perché è di quelli con un unico scompartimento in alto e la parte del frigorifero sotto. Ogni volta che mio marito lo guarda, so che mi vorrebbe ammazzare, ma anche lui deve ammettere che se avessimo acquistato un frigo identico a quello che si è rotto (apparentemente nel momento meno opportuno), in queste settimane avremmo messo nel carrello della spesa il triplo del necessario e mangiato il doppio. Il resto sarebbe andato sprecato. Perché per quanto ci si sforzi di agire con razionalità, in queste ore abbiamo bisogno di tirarci su, sentirci ottimisti e vitali e dimostrare a noi stessi e agli altri che l’ozio ci fa un baffo. Ognuno lo fa a modo suo ma, stando ai dati, molti italiani si sono dati alla pazza gioia con i fornelli. Chi lo ha fatto sa perfettamente cosa ha dovuto acquistare: farina e lievito in primis.

È difficile, quindi, dopo che hai acquistato sei chili di farina di tutti i tipi e lievito come se piovesse, non rimanere qualche secondo interdetti davanti alle dichiarazioni rilasciate al quotidiano inglese The Guardian da Maximo Torero, capo economista della Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura). Torero ha lanciato l’allarme sugli effetti controproducenti che potrebbero avere le misure contro il libero scambio che si stanno adottando in diversi Paesi del mondo. Qualche esempio: il Kazakistan ha bloccato le esportazioni di farina di grano (e ne è uno dei principali esportatori), ma ha imposto restrizioni anche per quelle di grano saraceno, cipolle, carote e patate; il Vietnam, terzo esportatore di riso al mondo, ha sospeso i relativi contratti; la Russia, il più grande esportatore di grano al mondo, sta trattenendo per uso interno parte della produzione, anche se il Cremlino ha dichiarato che per ora non ci saranno provvedimenti drastici.

Una situazione che potrebbe essere sfruttata anche dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per bloccare gli scambi. “Ora non è il momento di restrizioni o di creare barriere commerciali. Ora è il momento di proteggere il flusso di cibo in tutto il mondo” ha detto, non a caso, Torero.

Per la Fao il blocco di importazioni ed esportazioni, insieme alla carenza di agricoltori nei campi per via del Covid-19, potrebbe portare a due principali conseguenze: tra un paio di mesi determinati alimenti potrebbero diventare più cari e più difficili da reperire. Torero ha anche sottolineato l’importanza della logistica, soprattutto quando potranno essere raccolte frutta e verdura tipiche delle stagioni più calde, che deperiscono in fretta e hanno bisogno di una serie di accorgimenti per arrivare sul mercato.

Di fatto, se da un lato le scorte di grado per la prossima stagione, stando alle previsioni dell’Organizzazione Internazionale dei Cereali, dovrebbero aumentare di circa il 3%, fino ad arrivare a 283 milioni di tonnellate, è pur vero che qualche segnale di instabilità sul mercato c’è stato. Nell’ultima settimana il prezzo internazionale del grano ha fatto registrare un ulteriore aumento del 6% alla borsa merci di Chicago con la stretta del Cremlino arrivata, a sua volta, dopo che la scorsa settimana le quotazioni del grano in Russia avevano raggiunto i 13.270 rubli per tonnellata, superando addirittura quelle del petrolio, sceso a 12.850 rubli per tonnellata. Ma tutto questo cosa comporterà per noi? I prezzi saliranno? Dovrò rimpiangere il vecchio (ma più grande e comodo) frigo?

Sono settimane che lo chiediamo agli esperti. Federalimentare ha più volte ribadito che ad oggi non si prevedono problemi, ma che questa situazione va mantenuta: la merce deve circolare liberamente in Ue e tutti i cittadini devono fare la propria parte, evitando accaparramenti inutili di cibo. In realtà l’ha ribadito anche la Fao: no all’acquisto compulsivo.

Per capire se davvero possiamo stare tranquilli, dobbiamo dare una sbirciata ai numeri e comprendere che ci sono due ordini di problemi. Quello globale, legato all’approvvigionamento del cibo (che è un tema di importanza fondamentale e planetaria) e quello legato all’emergenza nel nostro Paese. Dove negli ultimissimi anni, con prodotti strategici come cereali e carne, c’è stato un problema inverso: i prezzi sono crollati ai minimi storici.

Basti pensare che, come spiega Coldiretti, in Italia gli agricoltori “devono vendere ben 5 chili di grano tenero per potersi pagare un caffè e, per questo, nell’ultimo decennio è scomparso un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati”. Il grano resta la coltivazione più diffusa in Italia con circa 300mila agricoltori, mentre il nostro Paese è primo in Europa e secondo nel mondo nella produzione di grano duro destinato alla pasta. I rialzi ci sono stati, ma va tenuto conto dello storico e, comunque, i prezzi non sono aumentati in modo indistinto.

Nel nostro Paese ci sono anche segnali di stabilità, dopo gli aumenti. I prezzi del grano duro fino nazionale sul principale mercato all’ingrosso del Sud (quello di Foggia) hanno registrato la terza settimana di mancate variazioni. Il prezzo della farina, per esempio, è comunque di circa 70-80 centesimi al chilo. Il nostro Paese, inoltre, può contare su stock che ci consentono una certa autonomia.

Questa, chiaramente, è la fotografia scattata ora. Tra nove mesi o un anno la situazione non sarà questa, ma potrebbe cambiare anche molto prima se si acquisterà in modo compulsivo e non si affronterà questo momento con più lucidità (necessaria soprattutto se si hanno frigoriferi più grandi del mio).

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