Attacchi dal centrodestra per un’intervista al Corriere della Sera in cui il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha detto che “se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero“. “Cadono le braccia”, ha commentato il leader leghista Matteo Salvini.”Tra pensionati, precari, disabili, operai a casa c’è un popolo che sta soffrendo e sentiamo che bisogna aiutare chi lavora in nero”. Polemica anche Forza Italia con la deputata Annagrazia Calabria: “Molti lavoratori in nero già percepiscono il reddito di cittadinanza grillino, non servono altri sostegni. In un momento di enorme difficoltà per le imprese e per i lavoratori autonomi, ciò che serve è tenere la barra dritta. Per mesi l’esecutivo ha professato una guerra senza quartiere all’evasione fiscale, teorizzando una sorta di ‘grande fratello’ tributario per le imprese, e ora mostra indulgenza verso il lavoro sommerso”.

Nel pomeriggio il ministro ha precisato via facebook: “Il titolo di un’intervista (“Dovremo aiutare anche chi lavora in nero”, ndr) non fotografa un pensiero, purtroppo sempre più spesso lo deforma. Il lavoro nero è una piaga da combattere, ma esiste e non si affronta solo con la repressione. Come istituzioni abbiamo il dovere di offrire un’alternativa, altrimenti l’alternativa la offrono gli ‘altri’, nell’illegalità e tra le grinfie della criminalità organizzata“.

“Al Sud, e non solo, dopo questa crisi, specialmente se si prolungherà, rischiamo il collasso sociale“, aggiunge Provenziano. A differenza della crisi precedente, questa volta anche i risparmi privati delle famiglie sono in gran parte erosi. La quota di sommerso che esiste – non parlo di chi sfrutta il lavoro, ma di chi è sfruttato – ha dei riflessi nell’economia emersa, nell’economia reale, a partire dai consumi. Spesso ci sono quote di lavoro irregolare anche nelle imprese regolari, penso alla filiera del turismo, e bisogna averlo presente, anche per il dopo”.

“Fin qui, giustamente, con il decreto Cura Italia, abbiamo offerto protezione ai lavoratori, con la cassa integrazione in deroga e siamo al lavoro per rafforzare l’intervento sugli autonomi (che non sono stati dimenticati). Tutto questo non copre fasce più vulnerabili della popolazione, che se non hanno avuto accesso al RdC sono privi di tutele. Non possiamo fare come gli struzzi, mettere la testa sotto la sabbia”.

“L’alternativa ovviamente si costruisce in due modi. Primo: sostenendo le imprese con una strategia industriale e rilanciando gli investimenti per creare nuovo lavoro con l’innovazione, per cui servono gli Eurobond, un piano concordato europeo e nazionale, e attuare il Piano Sud 2030 diventa ancora più attuale. Secondo: prevedendo nel corso della crisi e della transizione (che non sappiamo quanto lunga) di potenziare misure di sostegno sociale che possano arrivare a tutti. Dai precari agli autonomi in difficoltà, dai più vulnerabili ai marginalizzati. Scegliere l’universalismo significa proprio questo, scongiurare le guerre tra ultimi e penultimi”.

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