Dopo il terremoto di magnitudo 5.9 che nella notte tra venerdì e sabato ha fatto tremare la Grecia, due scosse, questa volta di magnitudo 5.4 e 4.6 si sono registrate all’alba a Zagabria, capitale della Croazia, già fortemente provata dall’emergenza coronavirus. Da ieri infatti il paese era in lockdown, come l’Italia, per affrontare la pandemia: sono 235 le persone contagiate. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e del servizio geologico statunitense Usgs, il sisma, registrato intorno alle 5.24, ha avuto ipocentro a circa 10 chilometri di profondità ed epicentro a 4 chilometri da Kasina, insediamento nel nordest della capitale, ad appena 200 chilometri da Trieste.

Secondo le prime informazioni non si registrano morti, mentre è grave un 15enne investito dal crollo della sua abitazione. Ricoverati negli ospedali anche una dozzina di feriti, soprattutto per fratture agli arti. Il terremoto ha colpito la capitale già in allarme per la pandemia da coronavirus, rendendo difficile continuare a osservare le norme imposte dal ministero, come l’osservazione della distanza “di sicurezza” di almeno due metri. Il sisma infatti ha provocato gravi danni alle strutture cittadine, costringendo molte persone a riversarsi in strada o a trovare rifugio in macchina. Le immagini dei social mostrano palazzi gravemente danneggiati, auto distrutte dalle macerie degli edifici e strade coperte di calcinacci. Crollata parzialmente anche una delle due guglie della cattedrale di Zagabria, uno dei simboli più conosciuti della capitale del Paese. La guglia è caduta sul tetto della sede arcivescovile, che ha subito danni maggiori della stessa chiesa. All’interno della cattedrale è scoppiato anche un piccolo incendio, subito domato.

La situazione non migliora negli ospedali. Secondo il quotidiano Vecernji è stato danneggiato anche l’ospedale di Rebro. Molti, inoltre, i pazienti già ricoverati che si sono riversati in strada in seguito alle scosse, come in un ospedale materno-infantile della città, dove le neomamme sono uscite di corsa in pigiama tenendo in braccio i loro figli. In altri presidi, invece, come testimoniano alcune immagini online, i sanitari sono stati costretti a portare i letti in strada. Ad aggravare la situazione anche la colonnina del mercurio scesa di 10 gradi rispetto a ieri.

Alle 8.30 si sono riuniti i vertici istituzionali del Paese (presidente, premier, alcuni ministri, presidente del Parlamento e sindaco di Zagabria). Il primo ministro Andrej Plenkovic ha invitato la popolazione alla calma e a rispettare le istruzioni della protezione civile: sia sul rischio di ulteriori scosse di terremoto, sia sul fronte del virus. “Bisogna mantenere la calma e rispettare le regole – ha detto -. Ce la faremo”

La vicinanza col confine italiano ha fatto sì che il terremoto, riporta una nota della Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia, sia stato avvertito anche in alcune località di confine nella provincia di Trieste. “Il sisma che ha colpito la Croazia – ha scritto il governatore della regione Massimiliano Fedriga in una nota – aggiunge una calamità alla già difficile situazione conseguente alla pandemia del coronavirus, segnando una nuova dura prova per la popolazione. Nella speranza che l’impatto del terremoto si riveli il più contenuto possibile, il governo di Zagabria sappia fin da subito di poter contare sulla nostra più profonda e sincera amicizia e sul supporto che potremo fornire con le specifiche competenze maturate nella gestione di eventi di tale portata”. La terra ha tremato anche in Slovenia e in Bosnia Erzegovina.

Nessun danno, invece, alla centrale nucleare di Krsko, in territorio sloveno e distante circa 60 km da Zagabria, che continua a operare in modo sicuro e affidabile, come ha fatto sapere il management dell’impianto sul suo sito ufficiale. “Ispezioni preventive dei sistemi e degli equipaggiamenti sono in corso” e “la centrale continua a operare a piena potenza”, si legge sul sito dell’impianto condiviso al 50% da Slovenia e Croazia. “Esperti” della centrale “stanno conducendo analisi come previsto dai protocolli e al momento non c’è necessità di fermare” l’impianto, ha specificato stamattina anche il ministero delle Infrastrutture sloveno in un tweet.

Ieri il Paese, dopo la drammatica crescita del numero dei contagi da coronavirus, ha deciso di “chiudere” per un mese. Soppressi quindi tutti i trasporti pubblici urbani, ma anche il traffico interurbano ferroviario e dei pullman, con il blocco di tutte le stazioni dei treni e degli autobus. Zagabria ha ridotto al minimo anche i traghetti per le isole dalmate, mentre il traffico marittimo è permesso ai mezzi di trasporto di approvvigionamenti.

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