Anche se può sembrare “imbarazzante” parlare di calcio nel mezzo dell’emergenza coronavirus che sta colpendo tutto il mondo, come ha detto il presidente della Figc Gabriele Gravina, il pallone italiano prova a guardare avanti e a individuare una data di ripartenza. Anche perché riavere gli stadi pieni “vorrebbe dire essere fuori da un brutto incubo“, ha aggiunto sempre il numero uno della Federcalcio.

Ottenuto dall’Uefa lo slittamento dell’Europeo al 2021, è aumentata la possibilità di riuscire a concludere le stagioni in maniera regolare, senza ricorrere alle iniziali ipotesi di playoff e playout che lasciano tiepidi i vertici del pallone ma sono ancora considerati come piano di emergenza. “Ritengo che la Serie A possa riprendere a giocare il 3 maggio“, ha dichiarato al Tg1 il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. Uno scenario ottimistico, ma che a quanto pare il governo sta valutando, visto che anche la prima possibile riapertura delle scuole è fissata ai primi di maggio.

“L’ipotesi sulla quale stiamo lavorando è una prima fase a porte chiuse fin quando non abbiamo garanzie legate alla tutela della salute degli atleti”, ha spiegato ancora Gravina, ai microfoni di Radio Punto Nuovo. La certezza è che, se davvero l’obiettivo è quello di concludere entro il 30 giugno, per il nuovo start non si può oltrepassare la metà di maggio: il calendario offre ancora 12 giornate, più ovviamente i recuperi. E bisogna trovare il modo di incastrare i tasselli del puzzle con quelli delle Coppe europee, dove sono ancora in corsa Juventus, Atalanta, Napoli, Inter e Roma. La Uefa, che ha fissato come data della finale di Champions il 27 giugno e come data dell’ultimo atto di Europa League il 24 giugno, punta decisa a scattare le sue competizioni tra fine aprile e inizio maggio. Una tabella di marcia difficile da rispettare.

In Federazione un gruppo di lavoro sta studiando le varie possibilità, “ci siamo posti una serie di date per capire quando partire”, ha spiegato ancora Gravina, specificando che resta in piedi l’idea di sfiorare di almeno 15 giorni nel mese di luglio per completare il campionato. “L’idea è il 3 maggio perché con qualche turno settimanale possiamo finire al 30 giugno, ma non escludiamo il 10 e il 17 e quindi di sforare”, ha dichiarato il presidente della Figc sempre a Radio Punto Nuovo.

Giovanni Malagò, presidente del Coni, appoggia il cronoprogramma, definendolo “lucido“. Ci si aggrappa, ovviamente, all’ottimismo. Ma di certo c’è che, alla sospirata ripartenza che si spera avverrà il prima possibile, il mondo del pallone sarà chiamato a fronteggiare non pochi problemi. Ancora Gravina propone “un fondo salva calcio, non solo per le società ma per tutto il sistema calcio”. Ma, ha sottolineato, “non possiamo chiedere aiuto al governo quando noi stessi all’interno non possiamo dare compattezza: ci lavoreremo”.

Le criticità rischiano – in maniera sempre più concreta – di ricadere anche sui giocatori. Ai quali potrebbe essere richiesto un sacrificio per non pesare troppo sui bilanci delle società alle prese con l’emergenza: “Il taglio degli ingaggi non può essere un tabù in un momento di emergenza”, ha messo in chiaro Gravina. “Sono perfettamente d’accordo con il presidente della Figc: non solo gli ingaggi dei calciatori non devono essere un tabù, ma quando supereremo – speriamo prima possibile – quest’emergenza sanitaria, le priorità di questo Paese saranno tante e tali, per cui il tema degli stipendi dei calciatori non sarà un problema, oltre a non essere un tabù”, ha commentato il ministro Spadafora.

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