Godiamoci la festa del papà con quello che abbiamo. Un po’ di tempo in giardino tutti insieme, un dolcetto. Gli auguri a distanza per i nostri papà-nonni: da quanto tempo non li abbracciamo. Ma sapere che risponderanno al telefono è la gioia più grande. In questi giorni, purtroppo, c’è chi l’ha perso il papà, chi non lo può vedere perché è ricoverato o perché lavora in ospedale.

E anche qui da noi, nella ex zona rossa del Basso Lodigiano, ci sono ancora tante emergenze: molte persone hanno manifestato i primi sintomi del Covid-19 due settimane fa e nel frattempo sono state curate presso il proprio domicilio. Qualcuno ha superato la fase critica, qualcun altro no: e per questo, dopo quasi un mese di quarantena e di azzeramento totale di rapporti sociali, c’è ancora chi viene portato d’urgenza in ospedale. Ci vorrà ancora tantissimo tempo. Lo dico a chi non ha completato nemmeno le prime due settimane della quarantena obbligatoria.

Ormai, almeno un paio di volte al giorno (qualche volta anche di più), scorrendo gli ultimi aggiornamenti sui social io e mio marito ci scambiamo la tremenda domanda: “Tu lo conoscevi…?”. Andiamo avanti, giorno dopo giorno, con un peso sempre più pesante nei nostri cuori. Magari il problema fosse solo la noia di dover stare chiusi in casa.

Noi, a modo nostro, siamo riusciti a riorganizzarci e adattarci continuamente: perché questa settimana non è stata come la prima della quarantena e nemmeno come la seconda. Ci sono, nel bene e nel male, sempre dei piccoli cambiamenti. Siamo andati avanti senza fare acquisti superflui, senza passare il tempo solo davanti alla tv o al pc, senza piangerci addosso.

Articolo Precedente

Coronavirus, perché così tanti morti in Italia? C’è una risposta ottimistica e altre meno

next
Articolo Successivo

Sono le Venti (Nove), tamponi negati anche a sintomatici: “Tosse e difficoltà respiratorie ma mi hanno respinto la richiesta del test”

next