Oltre 400 aziende hanno deciso di fermare o rallentare la produzione ricorrendo alla cassa integrazione ordinaria, centinaia divise tra smaltimento ferie e smart working. E il quadro è in continua evoluzione tra dati ancora da raccogliere, scioperi che continuano e protocolli firmati di ora in ora. Dopo l’accordo tra Confindustria e rappresentanti dei lavoratori, la Fiom-Cgil scatta una fotografia del settore metalmeccanico nel pieno dell’emergenza coronavirus. Con una grande incognita: cosa sta avvenendo nel tessuto delle piccole imprese, dove il sindacato non arriva. Oltre alla “preoccupazione per i lavoratori degli appalti metalmeccanici operanti negli ospedali e nei presidi sanitari chiamati ad operare in precarie condizioni di sicurezza, non tutti dotati nemmeno dei minimi dispositivi di protezione individuale, le mascherine”, puntualizza il sindacato.

Solo in Lombardia gli operai di quasi 200 aziende in cassa
Il quadro al momento è ancora “parziale e provvisorio”, in attesa delle comunicazioni da parte dei delegati, ma lo scatto è già abbastanza nitido. Nelle regioni più colpite, oltre che in Toscana, Marche e Campania, si contano più di 430 aziende metalmeccaniche che hanno fatto – o annunciato – ricorso alla cassa integrazione. Solo in Lombardia sono 179, un centinaio in Emilia-Romagna e 71 in Veneto. Massiccio anche il ricorso allo smart working per i quadri, mentre gli operai di un centinaio di fabbriche stanno smaltendo le ferie arretrate.

Re David: “Allargare ancora ammortizzatori”
“In questi giorni per fermare i contagi del Covid-19 abbiamo rispettato e fatto rispettare alle imprese, anche con gli scioperi, tutte le decisioni delle autorità pubbliche a partire da quelle sanitarie in particolare nei luoghi di lavoro anche attraverso la fermata produttiva temporanea delle fabbriche non necessarie alla tenuta complessiva del Paese in questa condizione di emergenza”, dice la segretaria generale della Fiom Francesca Re David a Ilfattoquotidiano.it. Ricordando che il protocollo siglato con governo e Confindustria è uno “strumento utile a rafforzare la contrattazione”, la numero uno dei metalmeccanici della Cgil ritiene “fondamentale” che ci sia “l’allargamento a tutti degli ammortizzatori sociali come previsto dal decreto emanato da governo” perché la cassa integrazione “ci fornisce la possibilità di affrontare l’emergenza con la garanzia di un reddito per tutti” in caso di riduzione dei volumi produttivi o fermate.

I grandi gruppi tra fermate e riduzioni volumi
Una soluzione, quest’ultima, scelta da diversi grandi gruppi. Lo ha fatto Fca in accordo con i sindacati, mentre Leonardo ha sospeso le attività per la sanificazione degli ambienti di lavoro e previsto la verifica congiunta con i rappresentanti dei lavoratori delle condizioni per la ripresa produttiva o della continuazione della sospensione delle attività fino al 25 marzo. Dopo le proteste e gli scioperi, sono stati raggiunti accordi per la riduzione di volumi anche negli stabilimenti di ArcelorMittal e Whirlpool. Orari di lavoro ridotto nel gruppo Electrolux, mentre Wärtsilä ha stabilito lo smart working per i dipendenti degli stabilimenti di Trieste, Genova e Napoli e la garanzia delle misure di sicurezza e di protezione dei lavoratori.

Il caso ferie dentro Fincantieri
Continuano, invece, le turbolenze dentro Fincantieri dopo gli scioperi spontanei negli scorsi giorni. Il gruppo ha infatti disposto la chiusura di tutti i siti fino al 29 marzo ma forzando i lavoratori ad utilizzare le ferie maturate in corso d’anno. Una decisione che la Fiom contesta apertamente, chiedendo che venga utilizzata la cassa integrazione per tutti.

La preoccupazione per le piccole imprese
Di giorno in giorno, sottolineano dalla Fiom, continua ad aumentare il ricorso alla cassa integrazione. “La situazione è frastagliata – spiega Luca Trevisan, componente della segretaria – Il protocollo ci ha dato strumento aggiuntivo per intervenire sulle condizioni di salute e sicurezza delle persone. Ma il comportamento delle aziende è ancora disomogeneo, quindi continuano scioperi. E, lo sottolineiamo ancora una volta, ci sono ancora problemi nel reperimento delle mascherine”. Non è l’unica preoccupazione del sindacato: “Stiamo supportando le iniziative dei delegati, con difficoltà per le piccole imprese in cui non c’è il sindacato – lamenta Trevisan – Su questo punto sarebbe stato opportuno un intervento del governo con prescrizioni per le aziende”.

Twitter: @andtundo

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