“Chiusura delle scuole? Misura necessaria, perché le scuole sono un grosso serbatoio di rilancio del contagio. Ma è importante che i nonni non vadano con nessuno. Se possiamo, organizziamo per i nonni una vita diversa per qualche settimana. Ma la nostra presenza non è gradita, perché possiamo aver preso il coronavirus al bar il giorno prima e contagiare i nostri congiunti anziani quando andiamo a fargli un saluto”. È la raccomandazione del virologo Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento clinico di malattie infettive dell’Università di Torino, nel corso della trasmissione “Lavori in corso”, su Radio Radio.

E aggiunge: “Al di là della natura intrinseca dei provvedimenti del governo, deve valere per tutti noi un messaggio importante: dovremo passare un periodo un po’ difficile e cambiare alcune nostre abitudini. Ci vuole un’assoluta collaborazione trasversale da parte di tutti noi, proprio perché tutto dipende soprattutto da noi”.

Il medico ribadisce che questo è il periodo più complicato per l’Italia dalla Seconda Guerra Mondiale: “Ditemi quando, dal ’46 in poi, abbiamo paventato una chiusura delle scuole e degli esercizi pubblici o il campionato che si ferma. Il colera? Fu una situazione diversa, perché fece 400 casi a Napoli e altri 400 a Bari. Tra un po’, facciamo quei numeri lì in un solo giorno. Per carità, non voglio sottovalutare quello che fu il problema del colera, ma in quel caso c’erano delle modalità di protezione molto più facilmente applicabili. Qui basta molto meno per il contagio – conclude – In questa fase, credo che sia molto più importante metterci il cuore in pace per un periodo di tempo che non sarà di pochi giorni piuttosto che rilanciare previsioni del tipo ‘finirà tutto la settimana prossima’. Dobbiamo programmare tutti noi e l’economia stessa in funzione di un panorama che si riaprirà tra un po’, non certo immediatamente”.

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