La travolgente avanzata del candidato di sinistra Bernie Sanders alle primarie democratiche in vista delle presidenziali statunitensi del prossimo novembre rappresenta una speranza per il mondo nel momento difficile e per certi versi disperato che stiamo vivendo. Non è certo casuale che l’innegabile successo di Bernie in vari settori di elettorato dai giovani alle donne, dalla classe operaie alle minoranze etniche, si scontri con la reazione isterica sia del bugiardo seriale coi capelli arancioni che dello stesso establishment democratico.

Deve essere chiaro, a tale proposito, che se Donald Trump ha vinto le ultime elezioni presidenziali, ciò si deve non tanto ai suoi improbabili meriti, quanto al fatto che i democratici avevano proposto una candidata assolutamente impresentabile come Hilary Clinton, espressione del potere della finanza e delle corporation, nonché, come e più di Trump, delle persistenti ansie di dominio sul mondo di un Paese in declino da molti punti di vista.

L’unico candidato democratico in grado di battere Trump, come confermato dai sondaggi, è oggi proprio Bernie, un vecchio militante di origine ebraica, onesto e coerente nel corso dei decenni, fin da quando fu arrestato per aver partecipato alla lotte per i diritti civili dei neri negli anni Sessanta. Il messaggio di Bernie è semplice e chiaro. Più solidarietà in un mondo nel quale siamo sempre più spinti a darci le spalle l’un l’altro e a combattere senza esclusione di colpi la guerra tra poveri per la sopravvivenza. Più uguaglianza a fronte delle crescenti distanze sociali ed economiche indotte dal funzionamento senza remore, limiti e vincoli del sistema capitalistico.

Come spiegato lucidamente da Zygmunt Bauman, i cosiddetti sovranisti o populisti, di cui Trump è per molti aspetti il capostipite e il modello di riferimento, si alimentano della crisi dello Stato sociale, che la classe dominante ha deciso di smantellare per condurre senza alcun freno la competizione fra capitalisti. Come affermano ridicolmente gli ideologi del neoliberismo, “non ci sono più risorse”. Mentre risorse enormi vengono sprecate per la guerra e gli apparati di morte ovvero per salvare banche e finanza in crisi. E questa bugia incredibile viene recepita da moltissimi imbecilli, alcuni dei quali collocati in posizioni chiave anche all’interno di quella che fu la sinistra, soprattutto in Europa e anche in Italia.

Oggi il candidato di riferimento della nostra classe politica, con qualche scarsa eccezione, non è certo Bernie Sanders. Tutt’al più i suoi poco prestigiosi componenti, quando non sono schierati apertamente con Trump, sperano nell’affermazione di qualche grigio candidato democratico espressione del capitale, sia esso Biden, il plutocrate dalle uscite razziste e misogine Bloomberg o qualche altro coniglio tirato fuori dal cappello all’ultimo momento per arrestare la travolgente avanzata di Bernie. Quest’ultimo, se fosse eletto, li metterebbe tra l’altro nell’imbarazzante situazione di non avere più un padrone cui rispondere in modo subalterno, ma un partner, tra molti altri, con cui elaborare una strategia comune per far fronte ai molti problemi che si pongono a livello mondiale.

La ricetta per risolvere tutti questi problemi scottanti ed urgenti, dal riscaldamento globale alle pandemie, dalle guerre e in corso e quelle che si preparano, dalle crescenti disuguaglianze all’emarginazione dei giovani e di altri settori sociali, ridotti in numero crescente a “rifiuti” umani, può essere trovata solo abbandonando il sentiero del neoliberismo che sta portando l’umanità verso un suicidio non assistito.

La strada di Bernie verso la presidenza è lunga e difficile. In un Paese dove più volte si è ricorso all’assassinio politico come arma finale e dove la stampa e i media sono asserviti in buona parte alle corporations e ai loro interessi. Dove per votare occorre spesso compiere un vero e proprio percorso ad ostacoli tra i tranelli disseminati dalla burocrazia e da un potere politico spesso corrotto e sempre spregiudicato. Ma la grande partecipazione di lavoratori, donne, giovani, afroamericani, latinos ed asiatici alle iniziative per Bernie e alle elezioni primarie lascia ben sperare.

L’avvento alla Casa Bianca di un socialista come Bernie, nel momento in cui si annunciano nuovi potenti venti di crisi economica a livello mondiale, rappresenterebbe per tutto il mondo un segnale positivo. Il segnale che è giunto il momento di liberarci ed immunizzarci tutti dal neoliberismo, un virus mortale che è alla base di tutti gli altri e in genere dei problemi globali che minacciano il futuro dell’umanità.

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