Diventa definitiva la condanna di quattro carabinieri per le violenze commesse nel 2011 nella caserma dell’isola di Pantelleria, in Sicilia, su persone fermate per controlli. Lo ha deciso la Cassazione che ritenuto “inammissibili” i ricorsi delle difese contro la sentenza con cui, il 26 marzo 2018, la Corte d’appello di Palermo aveva, a sua volta, confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Marsala del 15 dicembre 2015. I reati contestati sono lesioni personali e sequestro di persona. A riportare la notizia è l’agenzia Ansa.

La pena più severa (quattro anni e mezzo di carcere) è quella inflitta al maresciallo Claudio Milito. Gli altri tre carabinieri condannati sono Luca Salerno (3 anni e 10 mesi), Lorenzo Bellanova (3 anni e 9 mesi), Rocco De Santis (un anno e 6 mesi). Per i primi tre anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Per De Santis, invece, l’interdizione dai pubblici uffici è di un anno e mezzo. Per lui, però, la pena è sospesa. Tutti e quattro sono stati, inoltre, condannati a risarcire le parti civili. Tra i reati contestati, anche il falso in verbalizzazioni. Per alcuni dei casi contestati c’era stata assoluzione. In primo grado, furono, invece, assolti da ogni accusa il carabiniere Stefano Ferrante, anche lui accusato di violenze sui fermati, nonchè il capitano Dario Solito (imputato per omessa denuncia) e il maresciallo Giuseppe Liccardi. Quest’ultimo, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Pantelleria, oltre che di omessa denuncia delle violenze, era accusato anche di favoreggiamento.

Il 9 novembre 2015, il pm Antonella Trainito, parlando di persone “pestate a sangue” e chiuse a chiave in cella senza alcuna ragione giuridica, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati. L’indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, fu avviata a seguito della denuncia di un marsalese, Vito Sammartano, 45 anni, cuoco, che d’estate si trasferiva a Pantelleria per motivi di lavoro. “Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino – raccontò Sammartano – e dopo l’alcoltest, a cui sono risultato positivo, seppur di poco, sono stato massacrato di botte“. Nel corso dell’inchiesta, sono poi emersi anche altri episodi dello stesso genere, tanto che la Procura allora diretta da Alberto Di Pisa individuo’ altre “parti lese”. “Esprimo grande soddisfazione per questo risultato. La magistratura italiana, ed in particolare la Procura ed il tribunale di Marsala e la corte d’appello di Palermo, riconoscendo le responsabilità dei 4 sottufficiali dell’arma con due epocali sentenze, rigorose ed ineccepibili, hanno restituito dignità e decoro alle persone offese da me assistite. Queste sentenze rendono giustizia anche a coloro i quali sono stati altrettanto vittime di ingiustificate violenze da parte di operatori delle forze dell’ordine e per le quali mi auguro possa essere accertata la verità con altrettanto rigore”, commenta l’avvocato Gaetano Di Bartolo avvocato di parte civile di Sammartano.

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