Come ho già detto ai miei 25 lettori, io seguo sempre il Buongiorno di Mattia Feltri su La Stampa. Sono curioso di vedere fino a che punto saprà spingersi la sua capacità di raccontare balle (tutto è cominciato anni fa con la balla del matrimonio tra un maturo signore musulmano e una tredicenne in quel di Padova, matrimonio che non c’era mai stato). Giovedì il nostro ha aggiunto una perla alla sua collana.

Intervenendo da accanito garantista nel clima della barbarie giustizialista che ci assedia e citando Agnes Heller che cita Max Weber (vola sempre alto il nostro eroe), parte dal film di Muccino. Uno dei protagonisti, interpretato da Favino, è un giovane avvocato idealista che si lascia tentare dalla ricchezza, difendendo e facendo assolvere un ambiguo imprenditore che ha speculato sul sangue infetto e ha causato dei morti. La figura dell’imprenditore ricalca – ci ricorda Feltri – quella di Duilio Poggiolini, l’alto funzionario che nascondeva i soldi delle tangenti nel pouf e che divenne un’antonomasia della corruzione, un simbolo tragicomico di quelle vicende, tanto da comparire spesso come “mostro” nei film sugli anni Novanta. Invece – ci dice Feltri – proprio questa settimana Poggiolini è stato assolto da quelle accuse e quindi attenti voi giustizialisti, forcaioli, autori di processi mediatici in cui nessuna assoluzione, nessuna verità processuale potrà mai cancellare le sentenze “cinematografiche”.

E qui la balla feltriana esplode in tutta la sua grandezza. Doppia: prima di tutto perché anche nel film l’imprenditore non esattamente limpido viene assolto, proprio come è accaduto a Poggiolini e quindi verità processuale e verità cinematografica coincidono. Ma c’è di più: l’assoluzione risale a un anno fa e non a questa settimana. Feltri cade in una confusione creata dai social. Ma, si sa, lui non ha tempo di verificare le fonti, sempre preso da ben più importanti letture: Heller, Weber, Dostoevskij.

Infine c’è un dato di un certo rilievo, anche se Feltri lo trascura. Poggiolini è stato assolto per la vicenda del sangue infetto, ma condannato, parecchi anni fa, definitivamente in Cassazione a 4 anni per le tangenti e la Corte dei conti ha stabilito nel 2012 un risarcimento di più di 5 milioni di euro rubati ai cittadini. Sono i soldi, non tutti, finiti nel pouf.

Non so in quale sfera Agnes Heller collocherebbe questa verità, ma mi pare che sia il caso di ricordarla, tanto per non cadere nelle confusioni create dai nostri garantisti alle vongole.

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