“Sul salario minimo siamo vicini ad un accordo”. Dopo mesi di stallo la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, annuncia che il tavolo di maggioranza sulla fissazione di una soglia minima di retribuzione sta facendo passi avanti. Molto più cauti gli altri partecipanti al tavolo: per il Pd la sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi, Tommaso Nannicini e Marco Miccoli, per Leu Francesco Laforgia e Guglielmo Epifani, per Iv Annamaria Parente. Ci sarà un nuovo incontro giovedì e “l’orientamento è quello di confermare quanto già prospettato nella mia proposta originaria, dando validità erga omnes alla parte salariale dei contratti collettivi nazionali di lavoro maggiormente rappresentativi e al contempo definendo un parametro certo e oggettivo sotto al quale la paga oraria minima non potrà scendere”. Secondo Il Sole 24 Ore, però quel parametro non è più rappresentato dai 9 euro lordi l’ora previsti dal ddl depositato dalla Catalfo nel 2018, cifra a cui non arrivano circa 2,9 milioni di lavoratori.

La ministra, scrive il quotidiano economico, ha presentato un nuovo testo che fa riferimento al 70% del valore mediano delle retribuzioni” previste dai contratti più rappresentativi. La cifra si attesterebbe tra i 7 e gli 8 euro, in linea con i maggiori Paesi Ue (solo la Germania ha un minimo orario sopra i 9 euro). L’importo comunque andrebbe definito in prima attuazione con un decreto ministeriale. Mentre una commissione presso il ministero del Lavoro dovrebbe stabilire quali contratti nazionali prendere come riferimento. I salari minimi nei paesi Ocse sono compresi tra il 40 e il 60 per cento del salario mediano: in Italia corrisponderebbe a una somma compresa tra 5 e 7 euro.

Confindustria è sempre stata contraria alla fissazione di un salario minimo di 9 euro che ritiene insostenibile per la maggior parte delle piccole e medie imprese. Meglio, sostiene, fare più controlli per assicurare che i minimi contrattuali siano rispettati da tutti i datori di lavoro. I sindacati restano sulle barricate. La posizione della Cisl e della Uil è sempre stata che il salario minimo rischia di peggiorare le condizioni dei lavoratori perché se prendesse il posto dei contratti nazionali verrebbero meno gli altri benefici e integrazioni economiche previste dai ccnl. Anche se la proposta Catalfo fa diretto riferimento proprio alle retribuzioni contrattuali. “Il governo continua ad insistere sul salario minimo”, ha commentato la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a Coffee break su La7. “Prima era stata identificata la cifra di 9 euro, oggi sembra si stiano indirizzando su percentuali. Per noi il salario minimo è quello identificato dai contratti nazionali di categoria, qualsiasi cifra al ribasso rispetto a questo riferimento penalizzerebbe migliaia di lavoratori. Mettere a rischio la contrattazione allargherebbe e non risolverebbe il problema. Discutiamo su chi non ha la copertura contrattuale”.

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