Crescono i partiti di centro-sinistra e sinistra e per la formazione del nuovo governo i 21 deputati indipendenti potrebbero essere decisivi. Quello che è certo è che l’esito del voto in Irlanda potrebbe portare a lunghi negoziati per la formazione del governo: lo spoglio, che si è concluso soltanto nella notte tra lunedì e martedì, vede in testa per numero di deputati (160 in tutto) i liberal-conservatori del Fianna Fail di Micheal Martin – che non guida il governo da 12 anni – con 38 seggi. Il vero trionfo però è quello della sinistra nazionalista dello Sinn Fein di Mary Lou McDonald, vincitrice del voto popolare col 24,5% contro il 22,2 del partito di Martin e protagonista d’una clamorosa avanzata, che arriva a 37 seggi; mentre solo terzo è il Fine Gael (Ppe) del premier uscente filo-Ue, Leo Varadkar, che si ferma a 35 deputati.

Il risultato lascia incerta la partita per la formazione del governo e per l’indicazione del premier, carica che la McDonald, portabandiera dell’unificazione con l’Ulster e soprattutto di un programma economico-sociale radicale, rivendica per sé. A pesare sulla formazione del nuovo esecutivo, oltre agli indipendenti, anche i partiti minori di centro-sinistra e di sinistra, tutti in crescita: con i Verdi a 12 seggi, Laburisti e Socialdemocratici a 6 ciascuno, e Alleanza Anti-Austerity Popolo Prima del Profitto a 5. Il partito di Martin perde sei seggi rispetto al 2016, mentre il Sinn Fein ne guadagna 14 e il Fine Gael ne perde 15. Tra gli altri partiti, i Verdi hanno ottenuto 12 seggi (10 più del 2016 e risultato mai conquistato prima), i socialdemocratici sei (+3), i laburisti 6 (-1).

Quanto alle ipotesi di formazione del nuovo governo, la leader del Sinn Fein McDonald ha parlato di “qualcosa di simile a una rivoluzione nelle urne”, dicendosi intenzionata governare e di aver parlato con laburisti, Verdi e altri piccoli partiti. Prima delle elezioni, sia Fine Gael sia Fianna Fail avevano escluso la possibilità di formare una coalizione con il Sinn Fein, citando le sue posizioni sulle politiche fiscali e il fatto che fu braccio politico dell’Ira.

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