Dopo cinque anni di silenzio e di gravi problemi di salute, Sinéad O’Connor è tornata ufficialmente a cantare. Proprio in questi giorni la cantautrice irlandese è di scena nel Nostro Paese (giovedì 16 a Pordenone, questa sera a Parma e domani a Torino. Info Ticket, qui). Più in generale sarà impegnata in un lungo tour mondiale e nella pubblicazione del dodicesimo album di studio (ma pare saranno addirittura due).

Vediamola nei consueti nove punti.

1. Parliamo di un ritorno in grande stile, l’artista ha, infatti, segnato diversi record di vendite; gli show americani sono andati sold out in prevendita nel giro di poche ore, mentre le prime date del “786 tour”, partito dall’Irlanda, si sono chiuse sotto l’egida del trionfo. L’interprete di Nothing compares to you, vestita nel suo «abaya nero» (abito tradizionale islamico compreso di hijab), è apparsa sul palco in stato di grazia.

2. Sinéad O’Connor, unanimemente riconosciuta tra le rock star più controverse della musica, rimane, ancora oggi, annoverabile tra le figure più influenti degli ultimi trent’anni. Ad essere tornato in auge, è il talento cristallino di una grande artista, pronta a rivendicare le proprie verità nel luogo a lei più consono: il palcoscenico. Probabilmente l’unico posto in cui sentirsi libera di scaricare amore, fede e coraggio, oltre all’indiscutibile talento. Ed è proprio il coraggio il fil rouge della carriera, costellata di successi ma anche di clamorosi sbandamenti.

3. Impossibile dimenticare la meravigliosa testa rapata sfacciatamente imposta sul finire degli anni Ottanta; era quello un periodo in cui l’ambito mainstream pareva imporre un nuovo rigore formale. Sinéad, in controtendenza, ridefinì i canoni estetici femminili del pop/rock; la rasata incipiente, il guardaroba informe, la rabbia ancestrale, furono semplici strumenti a servizio dell’unica cosa realmente tangibile: il talento, la cui voce, ancora oggi, sembra essere una sentenza.

4. Sono le canzoni d’amore a definirla, sebbene siano diverse quelle con accezioni sociopolitiche; ancora oggi, certi brani, risultano essere piuttosto rilevanti, ancor di più se connessi alla sua storia. È sufficiente ascoltare Black Boys on Mopeds (inserita all’interno di I Do Not Want What I Haven’t Got del 1990, pubblicato per Chrysalys Records) per capire quanto quei versi, riletti oggi, fossero fulgidi presagi: “Questi sono giorni pericolosi – canta – dire ciò che senti può voler significare scavarsi la propria tomba”.

5. Come la Cassandra del mito greco, anche Sinéad, pare essere condannata a dire la verità e soprattutto a non essere creduta. Ricordate le dichiarazioni del 1992 sugli abusi nella chiesa cattolica? Ancora oggi si parla della foto strappata del Papa. Quella clamorosa presa di posizione le costò in pratica la carriera, oltre che la salute mentale. Eppure, il tempo è stato capace di restituirle le giuste rivincite. Quanti anni sono occorsi affinché la questione degli abusi sessuali diventasse uno scandalo riconosciuto e soprattutto pubblico?

6. Nel 2017, ha raccontato a un talk show televisivo statunitense che un’isterectomia di qualche anno fa, l’ha portata in piena menopausa e cita la mancanza di terapia ormonale sostitutiva – post operatoria – come il contributo determinante al tentativo di suicidio cercato. Sempre nello stesso anno, ha pubblicato un video angosciante proveniente da una stanza di un motel del New Jersey dove in pratica chiedeva aiuto. Soltanto nei mesi seguenti riuscì ad ottenere una terapia ospedaliera.

7. Sul finire degli anni 80 una figura come la sua, poteva facilmente rivalersi sulle convenzioni e divenire una sfida vera e propria, rivolta alle nozioni preminenti di femminilità e sessualità che le case discografiche e più in generale il sistema musicale, cercavano di imporre. La performer riuscì ad aprire un varco nel sistema discografico imperante, schiudendo la strada “a quelle venute dopo”: “Non ho mai avuto paura di perdere il successo e nemmeno di non riuscire a conquistarlo – dice – piuttosto ho temuto di non riuscire ad essere me stessa”.

8. La cantante, nell’ottobre del 2019, si è convertita alla religione islamica, cambiando il suo nome in Shuhada Sadaqat. Sinéad a riguardo non le manda certo a dire: “Cercate di cogliermi in fallo anche quando respiro, è ovvio che non posso cambiare il nome per cui sono conosciuta nel mondo – ha recentemente dichiarato – ma la mia vita privata è un’altra cosa, in quel caso divento Shuhada – e chiude dicendo – Mio padre è adorabile ma io rifuggo il concetto di patriarcato, sia esso dovuto dalla relazione familiare di origine che da quella condivisa, una volta sposati”.

9. Cos’altro aggiungere? Sinéad mantiene un rapporto straordinario con i suoi fan: “Sono sincera, dice, ho avuto paura che nessuno venisse più ad ascoltarmi, gli ultimi anni sono stati molto difficili. Se non fossi stata in ospedale per tre anni e mezzo – ha detto di recente – non sarei qui”.

Una volta nella vita, Sinéad, andrebbe vista dal vivo; dischi e canzoni sono invecchiate al meglio, la voce anche, a giudicare dalle entusiastiche recensioni inerenti le prime date. Vi lascio a seguire le consuete nove canzoni.

A Parma, a Torino… regalatevi un concerto che non dimenticherete.

9 canzoni 9 … di Sinéad O’Connor

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