Un “licenziamento politico” denuncia la Cgil. “Ha fatto così tante assenze che al termine del periodo di prova non potevamo confermarlo”, la replica. In Toscana è polemica per lo scioglimento del contratto di Giacomo Termine, sindaco di Monterotondo Marittimo, nel Grossetano, da parte del Comune di Piombino, in provincia di Livorno, di cui il primo cittadino era dipendente come istruttore direttivo amministrativo dal 31 dicembre 2018. Con un piccolo particolare: Termine è stato eletto con il Pd nel piccolo comune toscano, Piombino è guidato da una giunta di centrodestra dallo scorso maggio. E così è partito lo scambio di accuse sulle cause del mancato superamento del periodo di prova.

La decisione è legata, riferiscono Tirreno e Nazione, ai permessi presi da Termine per poter svolgere il suo ruolo istituzionale: non è andato in aspettativa perché l’indennità di carica prevista a Monterotondo, comune di un migliaio di abitanti, è di soli 450 euro. Sul caso è già intervenuta la Cgil spiegando che i permessi sono previsti dalla legge e sospettando un licenziamento ‘politico’. “Alla luce dell’impossibilità di valutare il suo rendimento causa assenze, abbiamo deciso di non confermare la sua posizione”, la replica del sindaco di Piombino Francesco Ferrari che respinge le accuse. “Termine gode degli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore ma, allo stesso tempo, deve ottemperare anche ai doveri che la sua posizione implica – dice il sindaco di Piombino – Non è giusto che qualcuno percepisca uno stipendio senza svolgere il lavoro che è chiamato a fare, soprattutto in un ente che si regge su denaro pubblico e che deve garantire servizi ai cittadini”. Ma per i sindacalisti Fabrizio Zannotti e Mauro Scalabrini esiste il “sospetto” che “si tratti solo di un pretesto per mascherare un vero e proprio licenziamento ‘politico’”, legato alla militanza di Termine nel Pd. “Non vorremmo che il centrodestra stesse cercando di creare un ‘caso’ per sfruttarlo a fini elettorali in vista delle prossime elezioni regionali”.

Il 31 dicembre 2018 il primo cittadino di Monterotondo Marittimo era stato assunto dal Comune di Piombino – in quel momento guidato da un’amministrazione di centrosinistra – come istruttore direttivo amministrativo. “Termine – spiega la Cgil – per poter continuare a svolgere nel migliore dei modi il suo mandato elettivo a Monterotondo Marittimo ha potuto e dovuto usufruire dei permessi previsti dalla legge per assentarsi da Piombino. La stessa cosa avveniva quando Termine era ancora dipendente presso il Comune di Gavorrano: il primo cittadino di Monterotondo Marittimo utilizzava legittimamente i permessi previsti dalla legge per svolgere al meglio il suo incarico elettivo e infatti non ha mai ricevuto contestazioni”.

Parlando di una decisione “profondamente ingiusta e strumentale”, la Cgil chiede al Comune di Piombino “di fare un passo indietro e di rivedere la propria decisione”. In caso contrario la Cgil annuncia che “utilizzerà tutti gli strumenti previsti dalla legge per far valere i diritti del dottor Termine e impugnerà” il provvedimento. Di licenziamento “sorprendente e incomprensibile da un punto di vista giuridico” parla il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani: “La condizione dei sindaci dei piccoli comuni – afferma – è talmente all’evidenza in tutta Italia, al di là delle posizioni politiche, come problema da affrontare che proprio recentemente il Parlamento se ne è occupato”. Giani parla di “chiaro tentativo strumentale di portare in pasto al populismo la posizione di Termine” a cui esprime solidarietà augurandosi che il “rispetto della legge porti chi ha compiuto questo gesto a doverlo ripensare e revocare”.

Di “decisione arbitraria e illegittima” si tratta per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Leonardo Marras secondo il quale “negare con arbitrio diritti politici ignorando la legge o prendendola a calci in Italia ha un solo nome: fascismo”. Marras confida in un “necessario ripensamento” di Ferrari: “Ci ha mostrato anche in occasione della negazione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre – conclude – che è capace di ritornare rapidamente sui suoi passi”. Per Simona Bonafè, segretario del Pd toscano, si tratta di una “brutta vicenda” e “siamo davanti a un sindaco che accusa un altro sindaco di avere fatto il proprio dovere, motivazione talmente incredibile da rafforzare ancora di più il sospetto che si tratti di un’azione punitiva di Ferrari per le idee e le iniziative politiche di Termine”.

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