Confindustria torna a difendere i concessionari autostradali. E attacca il governo che nel decreto Milleproroghe modifica alcune norme in modo da sanzionare i titolari di concessioni inadempienti. “Se le notizie delle ultime ore fossero confermate, il Governo interverrebbe, ancora una volta, per cambiare unilateralmente l’impianto normativo delle concessioni autostradali, modificando a proprio favore le previsioni contrattuali che regolano i rapporti tra le parti”, scrivono da viale dell’Astronomia in una nota. “Per questo motivo – aggiunge l’associazione degli imprenditori – Confindustria conferma la propria preoccupazione per un modo di agire che nega la certezza del diritto e mina la fiducia dei privati nei confronti dello Stato. Confindustria si augura pertanto che quelle circolate sull’argomento siano indiscrezioni prive di fondamento”.

Una difesa arrivata poche ore prima che a Genova società Autostrade fosse costretta a chiudere la galleria Bertè, dopo il crollo di parte del soffitto sulla carreggiata. La società del gruppo Atlantia è stata convocata urgentemente al ministero dei Trasporti, mentre tutta la maggioranza (tranne i renziani) attaccano: “La misura è colma”. “Credo che dopo le notizie di oggi sia ancor più difficile contestare le scelte fatte dal governo sul tema concessioni e mi auguro che Aspi ritiri la lettera dei giorni scorsi e chieda scusa”, ha scritto su twitter il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando.

Una replica indirizzata non solo ad Autostrade ma anche a Confindustria, che nel pomeriggio aveva contestato – indirittamente – alcuni articoli del decreto Milleproroghe approvati “salvo intese” dal governo dieci giorni fa. Sono le stesse norme contestate dai ministri renziani, che infatti hanno fatto mettere a verbale il loro dissenso. Nel dettaglio l’articolo 33 del decreto recita: “Se il concessionario è inadempiente e questo provoca lo stop della concessione, al concessionario spetterà un ‘rimborsò pari al “valore delle opere realizzate al netto degli ammortamenti”, ma a questo ammontare deve essere “detratto quanto il concessionario è tenuto a pagare per il risarcimento dei danni derivati dal suo inadempimento“. Un passaggio che sembra ipotizzare in caso di revoca della concessione, che la società Autostrade debba pagare in sostanza i danni provocati dal crollo del Ponte Morandi, al netto delle penali che comunque lo Stato dovrebbe pagare. Tra l’altro, la norma prevede che quanto previsto dal milleproroghe sia “inserito di diritto nei contratti e nelle concessioni autostradali, anche in quelli già in corso di esecuzione”. La norma prevede anche che “in caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade”, in attesa della gara per il nuovo affidamento, l’Anas possa assumerne la gestione.

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