Alle porte del 2020 possiamo definitivamente guardare a come l’entertainment è radicalmente cambiato rispetto allo scorso decennio. La videogame industry è sempre più florida, aumenta il fatturato annualmente in maniera vertiginosa e cattura l’attenzione di varie generazioni. Questa estensione vertiginosa del mercato dei videogame sta influenzando, incorporando e finanziando la cultura pop. È cosi che già alcuni titoli come Def Jam Vendetta utilizzavano interi brani scritti da artisti hip hop come colonna sonora.

Gli stessi musicisti venivano digitalizzati e portati a essere personaggi giocabili del videogame. Un più recente esempio di questo trend può essere Fortnite: su questo gioco online, lo scorso anno il dj producer Marshmello ha letteralmente creato un live show dove milioni di utenti sono apparsi sotto la forma dei loro avatar. Per chi avesse visto il film, una sorta di situazione stile Ready Player One.

La musica nei videogame non è però una novità: questa industria milionaria ha sin dagli albori convissuto con la musica. Basta citare i famosi temi di Tetris, Arkanoid o Super Mario, passando per colonne sonore di altissima qualità come Metal Gear Solid, Deus Ex, Borderland o Journey. Diversi stili di musica sono stati utilizzati, ma sempre tutti funzionali allo scopo primario: rendere il gameplay un’esperienza immersiva e unica.

Marco Chiavetta è un musicista e compositore con una radicata passione per i videogame e la videogame music. Il suo primo lavoro, Old Town Stories, è previsto in uscita per la prima metà del 2020. Scrivere musica per videogame, ammette, “richiede innanzitutto una conoscenza di come i videogame funzionano. A differenza dei tradizionali film, l’esperienza non è lineare: in sostanza è imprevedibile quanto una specifica parte del gioco possa durare. Questo perché i giocatori hanno il totale controllo sull’azione di gioco. La prima cosa che cambia quindi è che la musica debba poter sostenere diversi tipi di lunghezza. La risposta a questa esigenza è la creazione di loops. Sostanzialmente gli arrangiamenti sono fatti in modo che possano sempre tornare al punto di partenza senza che il giocatore se ne renda necessariamente conto”.

Questa modalità di scrittura si intuisce possa diventare facilmente ripetitiva e noiosa se reiterata a lungo per ore e ore di gameplay. Esistono delle tecniche e dei software che si utilizzano per ovviare a questo problema. Quello che un compositore fa sostanzialmente è creare delle variazioni all’interno di questi loops e randomizzarle in maniera controllata o meno. “Questo – prosegue Chiavetta – crea una vasta gamma di varietà all’interno dello stesso loop prevenendo che la musica possa diventare monotona”.

Nella fase di scrittura della colonna sonora di Old Town Stories, Marco racconta di aver creato con il suo team diverse variazioni per ogni traccia e di aver realizzato la composizione tenendo conto di un altro importante fattore della videogame music: le variazioni. Essendo il gioco imprevedibile, è altrettanto imprevedibile quando un giocatore si troverà in una fase di stasi e quando invece verrà, ad esempio, ingaggiato in battaglia.

È necessario che le varie composizioni possano alternarsi in maniera fluida e quasi impercettibile. Tutte queste accortezze vengono inserite ad arte anche nell’utilizzo di brani pop i cui arrangiamenti sono spesso composti o editati per poter soddisfare le esigenze del gioco. “E se la giusta musica viene associata a un videogame di successo – conclude – allora il risultato è la campagna di marketing musicale perfetta: i ragazzi si appassionano ai singoli brani contenuti nei videogiochi, riuscendo a trainare l’uscita degli album in questo connubio a dir poco incredibile”.

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