Non è tanto il ritardo rispetto alle prime dichiarazioni del sindaco e commissario per la ricostruzione Marco Bucci, che fissavano ottimisticamente per la fine del 2019 il termine dei lavori, a preoccupare i residenti dei palazzi ai margini dell’area del maxi-cantiere per la ricostruzione di Ponte Morandi. “Il ritardo lo davamo per scontato, chiunque a Genova è abituato a fare lo scarto tra la propaganda elettorale continua e la realtà, e nessuno si stupisce dell’ottimismo del sindaco – spiega Giorgio Sacchi per il Comitato abitanti ai confini della zona rossa – quello che temiamo è che arrivati a maggio, dopo le cerimonie di rito per la fine dei lavori, si dimentichino di noi”.Dal tetto del suo palazzo, sostanzialmente all’interno dell’area di cantiere, Sacchi mostra l’area dove dovrebbe sorgere il ‘Parco del Ponte’ di Stefano Boeri.

“Una perla dell’urbanistica e dell’architettura che dovrà attrarre turisti da tutta Europa”, spiegavano gli ideatori alla presentazione, “che però – spiega Sacchi – ci auguriamo venga davvero realizzato nelle modalità previste dal momento che, a quanto ci risulta, i fondi per portare a temine i lavori sono stati trovati solo in minima parte, e qui abbiamo paura di ritrovarci con un enorme zona degradata sotto un ponte ancora più impattante del precedente, con i suoi 19 piloni per 1.100 metri”. Nessun problema per i ritardi dunque, anzi, “da quando hanno accelerato i ritmi del cantiere ci sono stati due feriti tra gli operai”, ma un appello alla politica: “Non pensino, a maggio o a luglio che sia, di potersi dimenticare di noi che sotto questo progetto, preferito a quello più economico e meno impattante di Calatrava, ci troveremo a dover vivere, e vorremmo stare meglio di quando c’era il fatiscente Ponte Morandi che ha ucciso 43 persone nella strage di quel maledetto 14 agosto”.

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