Tre mesi di diaria a cui non avrebbe avuto diritto, ma che ha incassato comunque. Quarantaquattro viaggi rimborsati come “impegni istituzionali” ma che in realtà erano appuntamenti privati, visite alle figlie o week-end con la compagna. L’ex ministro dell’Istruzione Marco Bussetti deve restituire allo Stato 24mila euro impropriamente utilizzati in quindici mesi: lo rivela Repubblica, che a ottobre aveva già pubblicato un primo articolo sul caso rimborsi dell’ex ministro leghista. Un mese dopo, a Bussetti è arrivata una lettera del dirigente del VI Ufficio del ministero, il responsabile del Monitoraggio dei flussi finanziari, che ha chiesto “chiarimenti sulla documentazione giustificativa per missioni effettuate dal mese di giugno 2018 a settembre 2019”.

L’ufficio contesta a Bussetti un terzo dei rimborsi: 44 su 147 missioni. In particolare, gli accertamenti si concentrano su tre capitoli di spesa: il primo sono le 44 trasferte per scopi privati rimborsate come “impegni istituzionali”, per un totale di oltre 13mila euro. Come ad esempio i treni presi ad agosto per far visita alle figlie in vacanza al mare, a Misano Adriatico, o i voli presi per andare dalla compagna. Il 5 luglio ha segnato in nota spese un “impegno privato”. Tradotto: una visita dal dentista. “Gentile ministro – lo avverte la contabilità – quei biglietti non possono essere riconducibili a viaggi da voi qualificati come servizio”. Il secondo capitolo di spesa contestato dal ministero sono tre mesi di diaria a cui non avrebbe avuto diritto. Il contributo per le spese quotidiane dei ministri che non abitano a Roma – 3.500 euro – si può incassare soltanto se si passano nella Capitale almeno 15 giorni al mese. Quindi, secondo la Direzione generale, dovrebbe restituire i mesi di agosto 2018 e marzo e agosto 2019. Totale: 10.500 euro, che dovrà restituire al ministero. Ad agosto, per esempio, Bussetti è stato a Roma solo dieci giorni in tutto: “C’è un’incongruenza tra le dichiarazioni rese dalla Signoria Vostra e le tabelle riepilogative dei viaggi svolti nei mesi indicati”, fanno notare i controllori. La diaria avrebbe invece dovuto coprire i numerosi rientri a casa, che invece venivano segnati come false missioni, in modo da ottenere il rimborso e incassare la mensilità intatta. Infine, scrive ancora Repubblica, l’ex ministro deve ancora presentare le ricevute per quattro viaggi effettuati tra Milano e Roma a settembre – quando il governo era ormai alle battute finali – e mai giustificati. Il ministro non ha voluto lasciare al giornale alcun commento in replica.

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