A volte i compleanni sarebbe quasi meglio non festeggiarli. Fanno venire tristezza quando le cose non ti vanno troppo bene, senti il peso degli anni che passano, cominci a vivere di ricordi, ti chiedi cosa è andato storto. È un po’ il caso del Milan: ieri ha compiuto 120 anni, ma è stato un compleanno triste. Tifosi e società in realtà ce l’hanno messa tutta. C’era lo stadio tutto esaurito, San Siro addobbato a festa, colorato di rosso e di nero come nelle migliori occasioni, tutti i vecchi amici di un tempo arrivati da ogni parte del mondo per celebrare la ricorrenza. Il festeggiato, però, proprio non era in vena: non è riuscito a vincere in casa contro il Sassuolo nemmeno nel giorno della sua festa. Forse non è un caso che in una data così speciale il Milan abbia pareggiato 0-0 contro una piccola provinciale, al termine di una partita noiosa, per certi versi anche disgraziata (due pali, un gol annullato), proprio come tutta la stagione rossonera. La festa dei 120 anni rappresenta in realtà alla perfezione il momento difficile di questo club: tutta proiettata verso il passato, nella giusta celebrazione di una storia gloriosa, fatta di trionfi, campioni, ricordi indelebili, che però non trova quasi più alcun riscontro nel presente.

Ieri l’evento era fuori dal campo, fuori anche dal tempo. La parata di stelle sugli spalti, le ovazioni dello stadio per celebrare durante l’intervallo i campioni rossoneri, poi anche la serata di gala, in cui però i giocatori di oggi hanno fatto la figura quasi delle comparse. Piatek che sfilava a testa bassa come aveva fatto del resto per un’ora di gioco nell’area del Sassuolo, Suso incapace di accendere l’entusiasmo come di dribblare i difensori avversari. Il confronto col passato è impietoso. Ieri in tribuna il Milan schierava una formazione da brividi: Dida, Maldini, Costacurta, Tassotti, Serginho, Donadoni, Boban, Evani, Rivera, Papin, Altafini. Allenatore Sacchi o Capello, c’è l’imbarazzo della scelta. A un certo punto del noiossimo match contro il Sassuolo, al più nostalgico dei tifosi rossoneri sarà venuta una lacrimuccia.

Le stelle ormai sono solo in tribuna. In campo resta la malinconia. Il Milan di oggi è una squadra operaia, con un allenatore traghettatore, senza particolare talento, e nemmeno troppa fortuna, che veleggia mestamente a metà classifica e non è in grado nemmeno di farsi un regalo, una vittoria qualsiasi, nel giorno della sua festa. E questo perché il Milan di oggi è soprattutto una squadra senza una struttura societaria, che è passata due volte di mano negli ultimi anni e probabilmente è ancora in cerca di un vero padrone, che ha dovuto sopportare persino l’esclusione (o rinuncia, poco cambia) alle coppe europee, l’onta maggiore per una squadra che in Europa ha scritto la sua storia. Anche se non c’è proprio nulla da festeggiare, buon compleanno Milan, nella speranza di tornare grande. Glielo augurano i suoi tifosi, e un po’ tutto il calcio italiano.

Twitter: @lVendemiale

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