Le catene alberghiere Hilton, Intercontinental e Best Western, sono accusate di aver ottenuto guadagni dallo sfruttamento della prostituzione. Sono tredici le donne che incolpano le catene di hotel di aver ignorato volontariamente i segnali che lo sfruttamento sessuale stava avvenendo nelle loro stanze. Secondo gli avvocati dell’accusa il caso dimostra il fallimento di tutto il settore nell’impedire il fenomeno. Donne e bambini sarebbero stati tenuti prigionieri, abusati e costretti a prostituirsi nelle stanze di alberghi in tutti gli Stati Uniti.

Il processo è stato avviato questa settimana in una corte federale di Columbus, nell’Ohio, e riunisce tredici cause diverse presentate negli stati di Georgia, Massachusetts, New York, Ohio e Texas. È la prima volta che il settore alberghiero fronteggia un’azione legale. Lo studio di avvocati di New York Weitz & Luxenberg, che ha presentato querela per conto delle donne, ha detto che gli hotel “hanno ottenuto profitti” e “hanno beneficiato finanziariamente” dal fatto di “fornire un mercato per lo sfruttamento della prostituzione“.

Paul Pennock, responsabile delle pratiche per abusi allo studio legale, ha affermato: “A noi sembra chiaro che questi hotel hanno coscientemente messo i loro profitti al di sopra della protezione di bambini, adolescenti e giovani donne che venivano venduti a scopi sessuali nei loro alberghi. Crediamo che abbiano trascurato per decenni il loro dovere di agire per fermare questi crimini odiosi, ed è tempo che siano chiamati a rispondere per ciò che hanno perpetuato attraverso una totale inazione”. Secondo l’accusa, i gruppi alberghieri hanno fallito nell’applicare politiche adeguate e in alcuni casi non hanno adottato alcuna misura. Nelle carte dell’accusa si legge che l’80% di tutti gli arresti per traffico di esseri umani avvengono negli hotel o nei dintorni e che, nel 2014, il 92% delle segnalazioni alla linea telefonica nazionale contro il traffico di esseri umani riguardava episodi avvenuti in alberghi.

Una delle donne che ha presentato la denuncia ha detto di essere stata tenuta prigioniera per sei settimane nel 2012 in vari alberghi Wyndham Hotels, dove ha subito pestaggi che le hanno provocato una frattura al naso, una cicatrice sulle labbra e un’infezione sul viso. La donna, che oggi ha 33 anni, ha dichiarato di sperare che le persone comprendano quanto sfruttamento della prostituzione c’è negli Stati Uniti e che esso avviene in tutti gli hotel, anche quelli migliori.

I gruppi alberghieri citati in causa hanno diffuso comunicati stampa in cui condannano il traffico di esseri umani e ricordano i parametri e i regolamenti che impongono agli hotel affiliati. Ma il processo potrebbe arrecare un grave danno alla credibilità del settore e avere pesanti ripercussioni.

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