di Michele Ambrosini

Premessa importante: paradossalmente, scrivo questo articolo sul blocco dei trasporti pubblici in Francia pur trovandomi in Italia, perché il treno che doveva riportarmi da Milano a Parigi è rimasto, per l’appunto, bloccato.

Da venerdì 5 dicembre, giorno in cui la Cgt (il principale sindacato francese) ha proclamato lo sciopero generale contro la riforma del sistema pensionistico, spostarsi da, per o attraverso la Francia è diventata un’ardua impresa. Nove treni su dieci sono stati cancellati, parecchi voli sono stati annullati all’ultimo minuto e gli autotrasportatori stanno bloccando le principale arterie stradali. Mentre inizia a filtrare un pallido ottimismo circa il trasporto aereo, pare che ferrovie e metropolitane resteranno bloccate almeno fino a oggi, ma lo sciopero potrebbe prolungarsi a oltranza qualora Emmanuel Macron rifiutasse di cercare una mediazione.

Gli organizzatori possono contare su un elemento fondamentale, che sembrava assai improbabile fino al mese scorso: l’appoggio dell’opinione pubblica. Secondo un recente sondaggio effettuato da Odoxa-Dentsu, il 68% dei cittadini francesi giustifica la mobilitazione, con un aumento del 25% rispetto all’ultimo sondaggio, risalente al 31 ottobre. La preoccupazione circa le conseguenze della riforma sembra mettere d’accordo tutti gli schieramenti politici, con la sola eccezione de La République en Marche, il partito del presidente (dove si registra comunque un 32% di sostenitori favorevoli allo sciopero).

Per capire come mai, nonostante i disagi, la mobilitazione goda di un sostegno così esteso bisogna considerare diversi fattori. Prima di tutto, il welfare è considerato dai transalpini uno dei pilastri fondamentali della Repubblica, e anche nel passato chiunque abbia provato a intaccarne alcune prerogative si è scontrato con un’opposizione feroce. In secondo luogo i sindacati, prima tra tutti la Cgt, godono ancora di una discreta popolarità, che negli anni hanno saputo mantenere rivolgendosi a diverse fasce democratiche e classi di lavoratori.

Inoltre, il sostegno alla motivazione è per alcuni un modo di bocciare l’operato di Macron; ancora una volta, il presidente francese e il suo staff hanno commesso gravi errori a livello comunicativo, rilasciando dichiarazioni contraddittorie e poco chiare circa quella che sarà effettivamente la riforma. Anche per questo, lo sciopero generale può sfruttare la scia dei movimenti di protesta che hanno scosso il Paese nei mesi passati: a Parigi hanno manifestato insieme sindacalisti, studenti, ecologisti e Gilets Jaunes.

Considerati i disordini che hanno spesso caratterizzato le manifestazioni di questi ultimi, sono state adottate importanti misure di sicurezza, e i portavoce dei vari movimenti hanno fatto appello alla calma, consapevoli che eventuali danni potrebbero rapidamente capovolgere l’opinione pubblica.

Le cause sono quindi molteplici ma abbastanza chiare, mentre il futuro dello sciopero, delle manifestazioni e della riforma pensionistica resta difficilmente pronosticabile. Così come la data del mio rientro a casa.

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