Uccise la moglie a colpi di pistola, poche ore dopo aver sparato, ferendolo gravemente, a quello che erroneamente pensava essere l’amante. Poi rivolse la pistola verso sé e si suicidò. Ora l’Inps ha chiesto un risarcimento di 124mila euro alle due figlie della coppia, ancora minorenni, per le spese sostenute dall’istituto per l’assegno di invalidità erogato all’uomo sopravvissuto. Una richiesta che l’avvocato delle minori, orfane di femminicidio, giudica “legittima, anche se immorale“. Dopo l’appello del legale e dello zio Alessio Biagi, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha chiamato la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo e, secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, ha incoraggiato una soluzione favorevole per le due ragazze.

Il Governo sta seguendo da vicino il caso. Già nella giornata di sabato le ministre Elena Bonetti e Catalfo hanno avuto un colloquio dal quale è nata l’intenzione di convocare un tavolo tecnico sulla questione. Nei prossimi giorni, con il ministero dell’Economia, incontreranno il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, per trovare una soluzione che tuteli tutte le persone coinvolte nella vicenda. “Sto seguendo da vicino la vicenda ed intendo assicurare alla famiglia Biagi che troveremo una soluzione riguardo al recupero delle somme cui l’Inps è tenuto ai sensi della normativa in vigore”, fa sapere in una nota il presidente dell’Inps Tridico. “Dall’inizio della vicenda l’Inps ha supportato la famiglia per ogni prestazione dovuta e non ha attivato alcuna azione per il recupero coattivo, nelle more dell’individuazione di una via d’uscita legale che tenga conto della particolare situazione delle due eredi minorenni. In settimana vedrò le ministre – aggiunge Tridico – per trovare una soluzione condivisa e definitiva, ma già domani si terrà una riunione tecnica presso il ministero del Lavoro”.

I fatti risalgono a sei anni fa a Marina di Massa (Massa Carrara): il 28 luglio 2013 Marco Loiola, 40 anni, sparò alla moglie Cristina Biagi, 38 anni, uccidendola all’interno del ristorante dove la donna lavorava, tentando prima di uccidere un amico della coppia. Questo, oggi un uomo di 54 anni, riuscì a sopravvivere, ma dopo l’aggressione riportò una forma di invalidità per le quali l’Inps presenta il conto, sei anni dopo, alle figlie di Loiola. L’avvocato spiega: “Se Loiola fosse stato ancora in vita, ovviamente l’Inps avrebbe chiesto a lui la somma. La legge prevede che si rifaccia sulle eredi“.

Le due ragazzine, tuttavia, dichiarano di non avere 124mila euro: dalla morte dei genitori le figlie hanno ereditato un immobile, la cui vendita, però, non copre la cifra dovuta all’Inps. Vivono con “una pensione che il nonno, loro tutore, mette da parte per il loro futuro”, spiega l’avvocato. Non è tutto: “Purtroppo è previsto anche il recupero coattivo, se la somma non verrà erogata nei tempi previsti. Per questo ho chiesto un incontro con Inps, sperando che, valutando la situazione, receda dalla richiesta o che si arrivi a transare una cifra inferiore, che possa essere pagata nel tempo dalle figlie di Cristina Biagi. Ricordo che Cristina è vittima di femminicidio“.

Per trovare una soluzione lo zio delle due minorenni, Alessio Biagi, in un post su Facebook firmato anche dai nonni materni, si è rivolto al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al premier Giuseppe Conte, parlando di una “vicenda legale orribile“. E ha aggiunto: “Questa è la battaglia della famiglia Biagi nel ricordo di Cristina che oggi, invitati a pagare una cifra mostruosa per evitare un procedimento giudiziario, rendiamo pubblica per sensibilizzare l’Italia, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, su ciò che accade alle figlie minorenni di una vittima di femminicidio alle quale l’Inps, Istituto Nazionale Previdenza Sociale, chiede di pagare colpe non loro. Chiede di risarcire i costi sostenuti per una vittima sopravvissuta ad un progetto criminale che alcune ore dopo ha strappato loro la madre”.


Alessio Biagi il mese scorso, sempre sulla sua pagina social, aveva denunciato gli atti vandalici verso la statua in ricordo della sorella posizionata nella piazza Aranci di Massa. Sei episodi vandalici in tutto: l’ultimo il 24 novembre, il giorno prima della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’ennesimo atto che aveva spinto Biagi a pensare di rimuovere la statua dal paese per collocarla altrove. In un posto più sicuro.

Come le figlie di Cristina Biagi, altri orfani di femminicidi si sono trovati da un giorno con l’altro ad affrontare spese importanti senza mai ricevere un aiuto statale. Eppure le leggi ci sono: con la legge 4 dell’11 gennaio 2018, entrata in vigore il 16 febbraio 2018, il Parlamento aveva garantito agli orfani della violenza domestica assistenza medica e psicologica, accesso al gratuito patrocinio e stanziato soldi per orientamento, formazione e sostegno a scuola e nell’inserimento al lavoro. Per minori o maggiorenni economicamente non autosufficienti. Le leggi ci sono, ma mancano i decreti attuativi per rendere operativa la legge. In Italia, se si guardano gli ultimi 15 anni, si contano almeno 2mila orfani di femminicidi, tra i 5 ad i 14 anni, che in molti casi hanno anche assistito all’omicidio.

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