Il direttore generale della Sogemi, Stefano Zani, è stato arrestato assieme ad altri due imprenditori questa mattina dalla squadra mobile di Milano: l’accusa è di corruzione nell’ambito delle commesse di facchinaggio assegnate alle cooperative attive all’interno dell’Ortomercato di Milano. La società di cui è a capo Zani è controllata dal Comune e gestisce i mercati all’ingrosso del capoluogo lombardo, la realtà produttiva più grande d’Italia che ha un giro d’affari di due miliardi e mezzo di euro. Le indagini sono partite da una denuncia che ha consentito di smantellare un sistema di corruzione “radicato” (in termini di denaro e regalie) messo in piedi dagli amministratori occulti di un consorzio concessionario di servizio in cambio di un trattamento privilegiato in “totale violazione delle normative in materia di evidenza pubblica e di concorrenza”.

Stefano Zani, ora agli arresti domiciliari, era già stato indagato nel gennaio scorso per corruzione e turbativa d’asta nell’ambito dello stesso procedimento per una presunta tangente da 2mila euro consegnata il 25 ottobre 2018 da “una delle cooperative che gestiscono il facchinaggio all’interno dell’Ortomercato”. Ai domiciliari sono finiti anche Giorgio Gnoli e Vincenzo Manco: il primo è l’amministratore della “Ageas Impresa Consortile Lombarda srl”, una delle società che si occupano di facchinaggio nell’Ortomercato; il secondo invece è un dipendente della cooperativa, a cui viene contestata anche l’istigazione alla corruzione. Secondo quanto emerge dal provvedimento firmato dal gip Carlo Ottone De Marchi, l’11 gennaio 2018 i due avrebbero tentato di convincere un ispettore dell’Ortomercato con offerte e promesse di denaro. Il dipendente ha però rifiutato e quattro mesi dopo ha ricevuto a casa un proiettile con un messaggio minatorio.

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