Muto davanti ai giudici, loquace con i giornalisti. Se oggi, deponendo al processo d’Appello sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, Silvio Berlusconi si è avvalso della facoltà di non rispondere, così non aveva fatto un anno e mezzo fa. Era il 20 aprile del 2018 e la corte d’Assise di Palermo aveva appena condannato Marcello Dell’Utri a 12 anni di carcere con l’accusa di aver fatto da “cinghia di trasmissione” delle minacce di Cosa nostra al primo governo guidato da Forza Italia nel 1994. Berlusconi aveva convocato una conferenza stampa per parlare di tutt’altro ma poi non aveva potuto fare a meno di commentare la sentenza di Palermo: “Oggi c’è stata anche la sentenza di Palermo, io dico che è assurdo e ridicolo il tentativo di accostare il mio nome alla vicenda della Trattativa Stato-mafia. Vorrei ricordare che non abbiamo ricevuto nel 1994, né successivamente, nessuna minaccia dalla mafia o dai suoi rappresentanti”.

Parole che a Dell’Utri avrebbero fatto molto comodo. È per questo motivo che l’avvocato Francesco Centonze, legale dell’ex senatore, ha citato Berlusconi tra i testimoni. Poi, dopo aver capito che l’ex premier si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, il legale ha chiesto di proiettare in aula il video di quelle dichiarazioni, prima della deposizione muta del leader di Forza Italia: “Noi riteniamo che abbia contenuto rilevante”, ha detto l’avvocato. Contrario il parere della pubblica accusa, che ha chiesto “rispetto per quest’aula che non è uno studio televisivo“. “Il presidente Berlusconi non ha rilasciato dichiarazioni ma un’intervista”, ha sostenuto il sostituto pg Giuseppe Fici. “In quest’aula si procede in termini di rispetto delle norme del codice. Queste dichiarazioni non credo possano essere alternative alla deposizione”. Alla fine, dopo qualche minuto di camera di consiglio, la corte d’assise d’appello ha rigettato l’istanza, visto che “il video è già acquisito agli atti e quindi potrà essere visionato dalla corte in ogni momento e non c’è motivo di proiettarlo in aula”, ha spiegato il presidente Angelo Pellino. I giudici hanno disposto la trascrizione del contenuto dell’intervista per facilitarne la consultazione delle parti. Poi hanno fatto entrare il testimone Berlusconi che si è ben guardato dal ripetere le parole contenute nel video.

Audito con lo status di teste assistito, l’ex premier si è avvalso della facoltà di non rispondere. Scaricando implicitamente lo storico braccio destro. Dell’Utri avrebbe apprezzato una difesa pubblica del leader di Forza Italia, per provare a evitare la conferma della condanna di primo grado. In questi giorni l’ex senatore sta finendo di scontare la pena a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra: ora che ha riacquistato la libertà vorrebbe mantenerla. L’uomo che fondato Forza Italia, infatti, ha 78 anni: se la condanna per la Trattativa dovesse diventare definitiva rischierebbe di finire la sua vita agli arresti domiciliari. Se avesse accettato di rispondere per difendere l’amico Marcello, però, Berlusconi avrebbe dovuto sottoporsi anche ad altri interrogativi con l’obbligo di dire la verità: sul tavolo della pubblica accusa c’era già una liste di domande che i sostituti pg avrebbero voluto porgli. L’ex premier ha quindi preferito avvalersi.

Dell’Utri non era presente all’udienza – attualmente sta finendo di scontare la sua pena ai domiciliari a Milano – ma fonti vicine all’ex senatore fanno sapere che non ha reagito in modo particolare al silenzio dell’amico Silvio: “L’ex senatore è tranquillo”. Se l’ex premier avesse ripetuto la difesa dello storico braccio destro sarebbe stato un bel segnale ma per l’avvocato di Dell’Utri non cambia poi molto: il video con le dichiarazioni di Berlusconi è comunque agli atti. Diversa era stata la reazione di Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri, quando Berlusconi aveva incassato lo status di teste assistito con la possibilità di non rispondere: “Qui c’è la vita di Marcello in gioco, è meglio che non parlo, che non dico quello che penso”.

Twitter: @pipitone87

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