“L’azienda si è comportata come un boia, in due minuti ci ha tagliato la testa”. A parlare è Roberto, uno dei 400 lavoratori degli stabilimenti Mahle di La Loggia e Saluzzo, in Piemonte, che a gennaio rischiano di perdere il lavoro. La multinazionale con base in Germania che produce pistoni ha annunciato qualche settimana fa la chiusura dei siti produttivi piemontesi. E così mentre continua la mobilitazione sostenuta dai sindacati Fiom e Cisl rimane l’incertezza riguardo al proprio futuro. “Io e mio marito ci siamo conosciuti qui in fabbrica – racconta Rosa – abbiamo un bambino di due anni e viviamo con una spada di Damocle sulla testa”. La motivazione della crisi del settore diesel, secondo i lavoratori, non basta a giustificare la decisione dell’azienda: “Dietro a questa scelta c’è la volontà di andare dove il lavoro costa meno” spiega uno dei lavoratori che chiedono all’azienda di togliere “la pistola dalla loro tempia”. Come spiega Bruno Ieraci della Fiom Cgil Torino: “Siamo pronti a ribadire qualsiasi soluzione che garantisca l’occupazione qualora l’azienda tolga dal tavolo la cessata attività”. L’appello al governo dunque è quello di “intervenire in modo sistemico. Non bastano più le toppe, ma serve una vera politica del lavoro in questo paese”.

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