“Cosa vuol dire reintrodurre nella memoria collettiva ciò che è stato rimosso?”. E ancora, “in che modo la conoscenza di una storia celata per decenni può modificare la percezione contemporanea delle questioni di genere e della sessualità?”. When the Towel Drops Vol.1, il progetto artistico del collettivo Radha May (Elisa Giardina Papa, Nupur Mathur, Bathsheba Okwenje), riporta in scena le scene censurate dei film che raccontano anni di controllo e tentativi di “regolamentazione” sul corpo delle donne. A ospitare la performance è il Festival della Peste! 2019 e l’appuntamento è previsto per venerdì 8 novembre alle 19 al Lazzaretto di Milano (qui l’evento Facebook).

L’obiettivo, spiegano gli ideatori, è “esplorare le rappresentazioni censurate della sessualità e del piacere femminile e queer nel cinema italiano dal dopoguerra alla fine degli anni Sessanta”. Di cosa si tratta? “In ogni tappa il progetto si articola in una video installazione e una performance, che rielaborano sequenze di film e documenti provenienti dall’archivio della Revisione Cinematografica. Le scene censurate, raccolte in un video di montaggio, parlano di piacere, di atti di provocazione e sfida verso le istituzioni; in questo modo raccontano di come il corpo femminile sia stato regolato e irreggimentato nel corso della storia”. Nel mese di maggio un workshop ha coinvolto un gruppo di quindici partecipanti a lavorare insieme a Radha May sulle scene e sui documenti del comitato di censura.

La tappa milanese di When the Towel Drops Vol.1 si concluderà con la mostra della video installazione, ad ICA Milano dal 28 novembre 2019 al 2 febbraio 2020, in concomitanza con la monografica dedicata all’artista, coreografa e danzatrice italoamericana Simone Forti. L’installazione è a cura di Claudia D’Alonzo ed è promossa da Fondazione Il Lazzaretto di Milano in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti G. Carrara di Bergamo e CODICI, e i media partner cheFare e Digicult.

Il collettivo Radha May è nato per “esplorare storie dimenticate e nascoste, luoghi periferici e miti della femminilità”. I progetti si servono di “metodologie prese in prestito dall’antropologia, dalla storiografia e dal giornalismo”. E “lavora sul campo, esplorando meticolosamente archivi storici e sociali per poi rielaborare i materiali trovati in installazioni che mettono in discussione letture date sulla storia, sui confini, le frontiere e i costrutti culturali e sociali come il genere e la sessualità”. Il collettivo Radha May è composto da Elisa Giardina Papa (Italia), Nupur Mathur (India) e Bathsheba Okwenje (Uganda). Le tre artiste collaborano e lavorano tra New York, Palermo, Gisovu, Kampala, and New Delhi.

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