“Qui nessuno nega il pestaggio, ma Stefano Cucchi non morì per quelle percosse. Ci sono almeno una ventina di medici le cui perizie hanno parlato di morte improvvisa ed accidentale”. A rivendicarlo, nel corso della sua arringa al processo Cucchi bis nell’Aula Bunker di Rebibbia a Roma, l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale di Roberto Mandolini, maresciallo imputato per falso e calunnia al processo sulla morte del giovane geometra romano.
L’avvocato nella sua arringa ha attaccato parlando di “processo stalinista“, “mediatico”. Per poi rivendicare: “Spero sia l’ultimo dell’era Pignatone“. E non sono mancate le polemiche pure contro il pm Giovanni Musarò, bollato come “un inquisitore, buono per la Santa Inquisizione”: “Non credo possano sbagliarsi 20 periti, dal Nord al Sud Italia. Non è possibile che tutti questi professionisti e medici, che non si conoscono e non hanno interessi in comune, inevitabilmente sbaglino. O almeno ci vogliono le prove”. “Sono gli stessi periti che negavano che ci fosse stato il pestaggio. Questo la dice lunga sull’autorevolezza delle loro perizie”, ha ribattuto l’avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo.
Per protesta, di fronte alle parole in Aula del legale di Mandolini, Rita, Giovanni e Ilaria Cucchi, genitori e sorella di Stefano, hanno deciso di abbandonare l’Aula. “Ha trasformato tutto in caberet, non c’era ragione per restare”, ha rivendicato la sorella ai microfoni de IlFatto.it, al termine dell’udienza. “Una mancanza di rispetto che non possiamo accettare neanche nei confronti del pm Musarò”, ha continuato Ilaria Cucchi.
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