“Mediaset sta agendo come Ponzio Pilato: si lava le mani, mentre la nostra azienda (la Dng nda) fa il lavoro sporco licenziandoci”. Sit-in di 29 videomaker ex Mediaset, che oggi hanno protestato di fronte alla sede del “Biscione” a Cologno Monzese. Fin dagli anni Ottanta hanno filmato e montato servizi e collegamenti per il Tg5, Studio Aperto, Tg4 e per i programmi di soft news come Pomeriggio 5. Fino al 2012 erano interni all’azienda prima di essere esternalizzati attraverso l’assorbimento in una società creata ad hoc, la Dng.

“Dopo sette anni, oggi Mediaset ha deciso di rinnovare il contratto con la nostra azienda senza garantirgli nulla – spiega Ezio Bogino, uno dei lavoratori che rischiano il licenziamento – la proposta di Mediaset è quella di non garantire un numero di servizi pertanto la nostra azienda ci ha proposto di trasformare i contratti da dipendenti in un lavoro a chiamata”. Condizioni inaccettabili per i 29 lavoratori, quasi tutti ultra cinquantenni, a pochi anni dalla pensione. Così il 4 ottobre la Dng ha aperto la procedura di mobilità per tutti i dipendenti che rischiano il licenziamento dopo la metà di dicembre. “Il paradosso è che la mole di lavoro richiesta non è calata anzi il numero di servizi è aumentato, ma l’azienda ha praticato la scelta del massimo ribasso” racconta un altro lavoratore Luigi Piraino. Una vicenda che, se accostata a quella dei lavoratori licenziati di Videobank (appalto Sky), secondo Massimo Luciani (Slc Cgil nazionale) sembra suggerire un “disegno preordinato di aziende che vanno in crisi in un settore dove non è una riduzione dei volumi di attività, ma piuttosto la volontà di ridurre costo del lavoro e diritti uccidendo le realtà più strutturate per far strada a un modello estremo di precariato

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