L’accordo è raggiunto. Il Consiglio europeo l’ha approvato nel pomeriggio, sabato toccherà al Parlamento britannico. Cosa prevede l’intesa sull’uscita del Regno Unito dall’Ue annunciata questa mattina da Boris Johnson e Jean-Claude Juncker che entrerà in vigore al termine del periodo di transizione a fine dicembre 2020? Due le novità principali: la frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda che si sposta in mare e un nuovo regime sull’Iva.

L’accordo prevede che il Regno Unito lascerà l’unione doganale e in futuro sarà libera di stringere accordi con altri Paesi. Nascerà una barriera doganale tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, che resta nell’Ue, ma in pratica la barriera sorgerà nel mare che divide le due entità geografiche, la Gran Bretagna e l’isola d’Irlanda.

I dazi sui beni che arrivano in Irlanda del Nord dalla Gran Bretagna non dovranno essere pagati automaticamente, ma ovunque esista la possibilità che una merce possa essere successivamente trasportata nella Repubblica d’Irlanda (che fa parte dell’unione doganale europea e, quindi, nell’Ue) scatterà il dazio. Praticamente, spiega la Bbc, funzionerà in questo modo: quando una merce che arriva dall’Inghilterra viene trasportata via mare in Ulster, la società a cui è destinato paga una tassa. Se la merce resta in Irlanda del Nord, dopo un certo periodo di tempo la società viene rimborsata. In caso contrario (cioè se il bene finisce in Irlanda) no.

Il vantaggio principale di questa soluzione è che non esisteranno controlli alla frontiera terrestre tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda. Le aziende e gli agricoltori dell’Ulster seguiranno le norme doganali e regolamentari dell’Ue, il che significa che i prodotti dell’Irlanda del Nord dai macchinari al latte possono attraversare il confine senza passare attraverso alcun controllo.

Una commissione bipartisan composta da rappresentati del Regno Unito e dell’Unione europea compilerà in un momento successivo la lista dei beni che verranno sottoposti a questo regime. Che verrà applicato solo alle società: non ci sarà alcun controllo sui bagagli e il regime non si applicherà alle persone che inviano beni ad altre persone. La commissione delibererà anche sul limite massimo dei sussidi che il governo potrà accordare agli agricoltori dell’Irlanda del Nord. la cifrà verrà calcolata sui fondi che questi ultimi attualmente ricevono dalla politica agricola comune dell’Ue.

L’accordo prevede che dopo 4 anni dall’entrata in vigore di questo regime il Parlamento nordirlandese possa esprimersi sulle frontiere e le regole alla base dei finanziamenti statali. Se la Northern Ireland Assembly dovesse esprimersi a sfavore, il regime resterebbe in vigore altri due anni durante i quali la commissione congiunta dovrebbe formulare una serie di raccomandazioni a Londra e a Bruxelles sulle misure da adottare.

Se l’Assemblea approverà il regime a maggioranza semplice, quest’ultimo verrà applicato per ulteriori 4 anni. Se invece l’accordo venisse approvato con un “cross community support” – il 51% dei voti sia degli unionisti che dei nazionalisti o almeno con il 40% di entrambi gli schieramenti se l’intesa è stata approvata con il 60% – resterebbe in vigore per altri 8 anni o fino a un nuovo accordo sulle future relazioni.

L’accordo prevede novità anche sul fronte dell’Iva. La legge europea sull’imposta sul valore aggiunto verrà applicata anche in Irlanda del Nord, ma solo sui beni, non sui servizi, ma consentirà all’Ulster di avere aliquote diverse rispetto al resto del Regno Unito, cosa che normalmente non sarebbe consentita dal diritto europeo. Un esempio: se Londra decidesse di ridurre a zero l’Iva sul carburante per uso domestico, Belfast dovrebbe comunque mantenerla al 5%, che è il minimo dell’Ue. Ciò significa anche che su alcune merci l’Irlanda del Nord può ottenere le stesse aliquote vigenti nella Repubblica d’Irlanda allo scopo di evitare che vi sia un vantaggio sleale su uno dei due lati del confine.

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