Si è chiusa l’inchiesta della Procura di Venezia a carico di due ex prefetti del capoluogo lagunare per irregolarità riguardanti il Centro di accoglienza straordinario (Cas) per migranti di Cona. La struttura, che arrivò ad ospitare anche 1.400 richiedenti asilo, una caserma dismessa, è stata chiusa nel dicembre dell’anno scorso. La goccia che fece traboccare il vaso fu proprio l’inchiesta penale che aveva svelato l’esistenza di condizioni di vivibilità non accettabili. E le imputazioni a carico dei due prefetti riguardano proprio presunti favori fatti alla cooperativa che gestiva il Cas, con il sospetto che fossero stati avvertiti anticipatamente di imminenti ispezioni da parte delle strutture sanitarie. I pubblici ministeri Lucia D’Alessandro e Federica Baccaglini hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio che riguarda, per diversi reati, dodici indagati.

I prefetti sono Domenico Cuttaia, di 65 anni, e Carlo Boffi Farsetti, di 66 anni. Oggi vivono a Roma, ma si sono succeduti a Venezia dal 2012 al 2018. A quel periodo risalgono le visite ispettive di cui, secondo alcune intercettazioni telefoniche, i titolari vennero informati anticipatamente, in modo da potersi preparare e garantire un minimo di regolarità. Inoltre, interrogati dalla Commissione parlamentare e dalla Cabina di regia sull’immigrazione avrebbero assicurato che non c’era stato alcun preavviso delle visite. Dopo aver lasciato Venezia, il prefetto Cuttaia fu nominato (dal presidente del consiglio Paolo Gentiloni e dal ministro degli Interni Marco Minnitti) Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Boffi Farsetti, dopo essere andato in pensione nel 2018, era diventato responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo Save, che gestisce l’aeroporto di Venezia, ma si era dimesso lo scorso aprile dopo la pubblicizzazione dell’inchiesta sul centro di Cona.

L’inchiesta della Procura riguarda due filoni. Il primo è quello delle visite ispettive “a sorpresa” nei confronti delle strutture gestite dalla cooperativa Edeco, che coinvolge anche altri cinque dirigenti e funzionari della Prefettura, imputati di rivelazione di segreto d’ufficio. Il secondo filone riguarda (con ipotesi di reato di truffa e frode nell’adempimento di obblighi contrattuali) l’amministratore di fatto di Edeco, Simone Borile, 49 anni, di Battaglia Terme (Padova), nonché alcuni soci e collaboratori. L’ex prefetto Cuttaia è coinvolto anche in una ipotesi di frode, assieme a Borile, alla moglie di quest’ultimo, Sara Felpati, e a Gaetano Battocchio, rispettivamente vicepresidente e presidente di Edeco. Nella struttura di Cona sarebbe stato impiegato un numero di persone inferiore a quanto dichiarato. Per questo è indagata anche la direttrice della cooperativa, Annalisa Carraro. La Procura ha chiesto l’archiviazione per Sebastiano Cento, attuale prefetto vicario di Venezia.

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