Un fedelissimo di Giancarlo Giorgetti confermato dal governo giallorosso a capo del Dipartimento programmazione economica di Palazzo Chigi. Un’ipotesi concreta che sta creando fastidio e imbarazzo in alcuni esponenti M5s, pur risultando essere nata negli stessi ambienti pentastellati. Tanto che il premier Giuseppe Conte è costretto, in queste ore, a tenere in considerazione la proposta.

Al centro della diatriba è finito Mario Antonio Scino, capo del Dipe, l’organo della presidenza del Consiglio dei ministri che a sua volta controlla altri cinque uffici strategici come il segretariato del Cipe, l’ufficio investimenti strutturali, l’ufficio investimenti immateriali, l’ufficio investimenti per l’ambiente, le imprese e le aree urbane e l’ufficio monitoraggio degli investimenti pubblici. Insomma, la vera cassaforte del Paese, forse la casella tecnica più importante di tutto l’asset governativo.

La nomina spetta formalmente al pentastellato Mario Turco, che dei tre sottosegretari di Conte è quello con la delega alla programmazione economica e investimenti, ma a quanto apprende Ilfattoquotidiano.it da fonti qualificate di Palazzo Chigi, in queste ultime settimane Scino si sarebbe guadagnato la stima del segretario del consiglio dei ministri, Riccardo Fraccaro – vicinissimo a Luigi Di Maio – tanto da aver ottenuto dallo stesso una proposta di riconferma. Cosa che ovviamente sta spingendo il presidente del Consiglio a prendere seria in considerazione l’ipotesi, pur dovendosi confrontare con le “perplessità” di alcuni dei suoi più stretti collaboratori.

Non c’è, infatti, solo la semplice vicinanza a Giorgetti a destare attenzione nei detrattori di Scino. Quando il governo era ancora a tinte gialloverdi, il manager ha messo in moto la commissione interna che ha poi validato l’arrivo nello staff della presidenza del Consiglio dei ministri dell’architetto Francesco Arata, figlio di Paolo, l’imprenditore ex Forza Italia indagato con l’ex sottosegretario Armando Siri per corruzione. Soprattutto, Paolo Arata è accusato di essere il braccio destro dell’imprenditore siciliano Vito Nicastri, il “re dell’eolico” condannato pochi giorni fa a 9 anni di carcere per associazione mafiosa. Niente di illecito, ovviamente, ma una questione di “opportunità” che sta tenendo banco nel M5s governativo.

La nomina al Dipe dovrebbe essere imminente. A Palazzo Chigi vogliono dare un’accelerata sul tema delle grandi opere e dell’ambiente, in particolare al centro-sud. E da questo ufficio passano alcuni dossier fondamentali che riguardano, ad esempio, la città di Roma. Entro il 20 ottobre il Cipe deve approvare uno stanziamento di circa 40-50 milioni per la realizzazione della stazione di piazza Venezia della Metro C, altrimenti le talpe che stanno scavando le gallerie nel sottosuolo capitolino verranno tombate sotto via dei Fori Imperiali, con tanto di penale da quasi 50 milioni. E, sempre guardando al Campidoglio, c’è sempre in atto la partita della riforma di Roma capitale, da sempre osteggiata dalla Lega ma che rappresenta il grimaldello fondamentale per Virginia Raggi per provare a chiudere la legislatura in crescendo e ripresentarsi alle comunali del 2021. Anche qui, soldi e competenze che passano inevitabilmente per il Dipartimento programmazione economica.

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