“Dimmi come tratti il fiume e ti dirò chi sei”. Fabio vive in simbiosi con il Po da quando ha iniziato a fare canottaggio vent’anni fa. Con la sua canoa percorre questo tratto metropolitano del fiume ogni settimana: “Il problema principale è che molti torinesi lo considerano ancora una discarica a cielo aperto” racconta mentre insieme ad altri ragazzi raccoglie i resti di un boiler incastrato in mezzo ai tronchi.

In tutto il Piemonte sono oltre duecento i volontari come loro che a turno presidiano le sponde dei diversi tratti del corso d’acqua. Fanno parte del progetto Vispo (Volunteering Initiative for Po) curato da Legambiente, Arpa ed Eri. “Non si tratta di pulire un fiume perché è brutto esteticamente, ma per evitare che i rifiuti rovinino il suo equilibrio. La degradazione di questi rifiuti è lentissima e le micro plastiche rischiano di danneggiare la fauna e l’ecosistema fluviale”.

Oltre all’azione diretta, i volontari hanno partecipato a una formazione tecnica e scientifica condotta da esperti del settore e da questo angolo del Piemonte si sentono parte del movimento ambientalista globale: “Non ci sentiamo soli, ma ci sentiamo parte di una rete. E questo ci dà la forza per andare avanti e provare a cambiare la situazione a partire da quello che accade intorno a noi”. Ma non vogliono sostituirsi alle istituzioni: “Anzi, lo facciamo per incentivarle ad agire ora. Speriamo che un giorno saranno loro a fare questo lavoro”.

Articolo Precedente

Bari, la merenda proibita al politecnico. Cappato e Perduca mangiano riso editato con la genetista Brambilla

next
Articolo Successivo

Economia circolare in 5 punti: il rifiuto diventa risorsa e si riduce lo spreco. “Ecco cosa deve fare l’Italia per mantenere il primato europeo”

next