Milano sempre più plastic free. Non ci sono solo le centomila borracce in alluminio distribuite agli studenti del Comune di Milano, ma anche molti negozi, bar e alimentari, dal centro alla periferia, che si impegnano a essere sempre più liberi dalla plastica. Sono ormai un centinaio gli esercizi commerciali che hanno aderito alla campagna Milano plastic free, lanciata all’inizio del 2019 da Palazzo Marino, in collaborazione con Legambiente, per promuovere le realtà milanesi che volontariamente decidono di ridurre l’uso degli imballaggi e della plastica usa e getta.

Nel corso della serata che il 4 ottobre, dalle 18.30, accoglierà alla Stecca 3.0, ai piedi del Bosco Verticale, Chantal Plamondon e Jay Sinha, gli autori canadesi del libro Vivere felici senza plastica. La guida definitiva. Non ci sono più scuse (Edizioni Sonda), si parlerà di questa nuova Milano che ha iniziato a muovere i primi passi e che molto deve ancora fare, ma anche di altri progetti e buone pratiche già attive in alcuni quartieri.

Da sempre attenta alle tematiche ambientali, la coppia di imprenditori ha fondato “Life Without Plastic”, una community di decine di migliaia di persone che scelgono di ridurre il proprio impatto ambientale, utilizzando prodotti alternativi, meno pericolosi e meno inquinanti. Insieme a loro si discuterà di quale possa essere il punto di partenza per salvare il pianeta, sia nella quotidianità delle famiglie che nelle politiche economiche internazionali, con un focus proprio sulla città di Milano.

VIVERE FELICI SENZA PLASTICA – Proprio gli autori del libro potranno fornire diversi suggerimenti e spunti raccontando la loro esperienza diretta. Dopo la nascita del loro primo figlio, si sono trovati davanti alla necessità di cercare alternative alla plastica, di cui è fatta la stragrande maggioranza degli oggetti che circonda tutti noi. E poiché reperire questi oggetti è stata una vera e propria impresa, è nata l’idea di lanciare il negozio online Life Without Plastic, con l’obiettivo di condividere informazioni per ridurre al minimo il consumo della plastica e proporre prodotti alternativi.

Nel libro, oltre a fornire informazioni preziose su come riconoscere i diversi tipi di plastica e valutarne la pericolosità, offrono consigli pratici per ridurne in consumo. A casa, in ufficio, quando si fa la spesa. Dall’utilizzo di prodotti sfusi o di seconda mano, alle ricette fai da te per alcuni detergenti (anche per la cura della persona), dal divieto di alcuni oggetti che si trovano in molte case e di altri che sono sempre più diffusi (come le capsule da caffè, che gli autori definiscono “un flagello”), alla scelta di prodotti alternativi in vetro, ceramica, alluminio. Un approccio, il loro, secondo cui la plastica resta una risorsa, anche se potenzialmente tossica, che non può essere eliminata completamente da un giorno all’altro, anche perché difficile, quando non impossibile, da smaltire. Per un cucchiaino di caffè monouso ci vogliono 200 anni. Ecco perché l’obiettivo che ciascuno di noi dovrebbe perseguire, secondo gli autori, è quello di limitarne il consumo.

MILANO PLASTIC FREE – Alla presentazione del libro saranno presenti Ida La Camera ed Emilio Bianco, rispettivamente presidente e vicepresidente del circolo Legambiente di Milano, che illustreranno alcuni dei progetti già attuati in alcuni quartieri del capoluogo lombardo, soffermandosi anche su alcuni aspetti legati al problema della produzione della plastica e alle possibili alternative. La referente della campagna Milano Plastic free, Caterina Benvenuto, farà invece il punto sul progetto a cui hanno aderito Confcommercio e Confesercenti, diverse associazioni di quartiere e Worldrise, associazione ambientalista che con la sua campagna No Plastic More Fun, opera per coinvolgere locali di spettacolo ed esercizi pubblici in una missione di attenzione e tutela dell’ambiente marino. “Insieme agli esercenti – spiega Benvenuto – tracciamo una road map per accompagnarli in questo processo di cambiamento che non può avvenire da un giorno all’altro e non può essere uguale per tutti”.

In questi mesi si è sviluppato un approccio che parte dalle singole esigenze. “Non tutti sono in grado di apportare grandi cambiamenti – spiega – ma questo non significa che non si possa fare primi passi importanti. Ognuno ha la sua soluzione. Ci sono ristoranti che non utilizzano più la plastica, sostituita con la porcellana, ma altri che servono troppi coperti per poter fare la stessa scelta. Allora bisogna trovare un’altra strada”. In questo momento a Milano partecipano alla campagna, seguendo i più disparati accorgimenti, non solo ristoranti e bar, ma anche negozi di cosmetica, locali notturni ed enoteche.

LA MAPPA DELLE BUONE PRATICHE – Sul sito dedicato, tra l’altro, è possibile consultare una vera e propria mappa di tutte le realtà coinvolte e leggere esattamente qual è la pratica seguita. C’è chi ha eliminato l’impiego di tazze e contenitori per take away in plastica, sostituendoli con analoghi in materiali biodegradabili, chi offre l’acqua alla spina gratuita, anche frizzante, come alternativa a chi ci chiede quella in bottiglia, e chi non utilizza più monoporzioni per condimenti e salse né snack in confezioni di plastica. E ancora chi fornisce detergenti e prodotti per la cura della persona alla spina o in dispenser riempibili e utilizza per frutta e ortaggi le cassette in legno, cartone o cassette predisposte per la restituzione. “Quando parliamo di materiali alternativi – sottolinea la referente della campagna – bisogna però spiegare bene come e dove vengono gettati. Perché se non so come differenziare i materiali biodegradabili e li getto nell’immondizia, insieme alla plastica, si rischia di annullare l’effetto positivo della buona pratica. Si tratta di un supporto che diamo anche ai cittadini, come le informazioni sull’acqua del rubinetto, perché sappiano che è un’alternativa sicura alle bottiglie di plastica”. Per il cui utilizzo nel mondo l’Italia è seconda solo al Messico.

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