Dazi. È questo il tema che interessa maggiormente il governo italiano e che è stato affrontato in occasione della visita romana del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, che ha incontrato martedì il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, mentre mercoledì è in programma il meeting con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. L’esecutivo vuole assolutamente evitare, o almeno limitare, l’impatto della nuova ondata di tasse sull’export Ue in Usa che rischiano di colpire i maggiori esportatori, con l’Italia che guida il comparto dell’agroalimentare.

A far tremare i governi Ue è il pronunciamento dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sull’entità delle compensazioni che gli Usa potranno chiedere all’Europa per gli aiuti ad Airbus, giudicati illegali. Un esborso, si ipotizza, che potrebbe raggiungere i 7 miliardi di euro e che Washington potrebbe decidere di recuperare proprio ricorrendo a tariffe aggiuntive sulle importazioni dall’Ue. L’Italia, pur non facendo parte del consorzio europeo dell’aviazione, è uno dei Paesi che rischia il salasso più pesante.

Il clima, fanno sapere dal Quirinale, è stato disteso, ma il fatto che sia stato lo stesso presidente della Repubblica a introdurre il tema dei nuovi dazi, pur senza entrare nel merito delle questioni di cui deve occuparsi il governo, fa capire quanto Roma tema un aumento delle tariffe.

Giuseppe Conte ha sottolineato che, nella misura in cui le due economie sono integrate, rispondere al dossier Airbus colpendo i prodotti agroalimentari italiani, che rappresentano la maggior parte dell’export negli Usa, sarebbe un duro colpo per il nostro Paese, in un momento in cui si cerca di rilanciare l’economia. I dazi, allo stesso tempo, potrebbero provocare contraccolpi anche per il mercato americano che del Made in Italy è innamorato.

Pompeo si è mostrato comprensivo con il governo, pur specificando di non essere direttamente responsabile del dossier. E in serata Palazzo Chigi ha reso noto che “si è concordato sull’opportunità di rafforzare ulteriormente le già eccellenti relazioni economico-commerciali, con riferimento anche alle opportunità di crescita offerte dalla cooperazione industriale e alla questione dei dazi”.

Se sui dazi ai Paesi Ue Washington sembra aver assunto un atteggiamento soft, in cambio ha chiesto di affrontare la questione del rapporto commerciale con la Cina, il grande nemico di Donald Trump. E l’Italia è uno dei principali Paesi coinvolti in questa discussione, visti i rapporti tra Roma e Pechino: dopo l’adesione alla Via della Seta, firmata dal precedente governo gialloverde, gli Usa vogliono evitare che il Paese adotti anche le reti 5G del Dragone. Per questo, il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che Pompeo è venuto a “discutere l’importanza dell’unità transatlantica” con l’Italia, che gli Usa considerano un “partner chiave” della Nato. Quindi anche Roma deve impegnarsi in “maggiori investimenti per la difesa, per essere preparati alle minacce che l’Alleanza fronteggia, incluse quelle da sud”.

Considerazione che ha permesso alle parti di introdurre anche il tema Libia, dopo la ripresa, da sei mesi, dell’offensiva del generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, su Tripoli. La richiesta dell’Italia è quella che gli Usa, in seconda fila sul dossier libico, prendano una posizione più netta e assumano un ruolo guida per la soluzione della crisi, in contrapposizione alla linea in politica estera voluta proprio da Trump che prevede un graduale ma costante disimpegno di Washington dai conflitti internazionali, in special modo nell’area mediorientale. Nel colloquio, comunque, si è registrata la “convergenza sulla necessità di lavorare insieme per individuare al più presto una soluzione politica, riconoscendo l’insostenibilità dell’opzione militare“, fanno sapere da Palazzo Chigi.

La pacificazione della Libia consentirebbe all’Italia di limitare anche le partenze di migranti, come ha ricordato il ministro Di Maio, in attesa del faccia a faccia con l’omologo americano a Villa Madama.

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