Annegarono a mezzo miglio dalla spiaggia dei Conigli, il 3 ottobre 2013. Qualcuno aveva dato fuoco ad alcune coperte per segnalare a terra la presenza della barca, ma sul ponte si era sviluppato un incendio e quella era colata a picco. Morirono in 368, quasi tutti eritrei, di fronte alle coste di Lampedusa. Che anche quest’anno ricorda la tragedia e guarda al futuro con 200 studenti provenienti da tutta Europa.

In sei anni ne sono arrivate di barche sulle rive della più bella delle isole Pelagie, e ne sono morte di persone nel Mediterraneo. Mare Nostrum, Triton, EuNavforMed – Sofia, le principali missioni di salvataggio, protezione di confini e contrasto al traffico di esseri umani che si sono succedute. Poi la guerra alle ong e l’esternalizzazione della frontiera sud dell’Europa con l’accordo con la Libia: Bruxelles paga Tripoli tramite l’Italia per fermare chi parte e riportare nei centri di detenzione chi viene fermato in mare. Da ultimo la politica dei porti chiusi del passato governo.

Nel frattempo a Lampedusa si è continuato a ragionare, come si farà anche quest’anno. Da oggi sull’isola sciameranno oltre 200 studenti di 60 scuole da 20 paesi del continente per la sesta Giornata della Memoria e dell’Accoglienza organizzata dal Comitato Tre Ottobre. Tre giorni in cui i ragazzi visiteranno i luoghi degli sbarchi nei quali inizia la seconda vita di chi riesce ad attraversare il Mediterraneo, discuteranno di migrazioni, tratta di esseri umani, minori stranieri non accompagnati, rifugiati nel mondo con l’aiuto di esperti, giornalisti e addetti ai lavori e incontreranno i protagonisti del fenomeno, quei migranti le cui storie finiscono per perdersi nel silenzio, nascoste dai numeri nella narrazione che ne fanno i media.

“E’ un’iniziativa unica in Europa – spiega Tareke Brahne, presidente del Comitato Tre Ottobre – i rappresentanti di 20 Paesi si ritrovano a Lampedusa, isola porta d’Europa e simbolo delle migrazioni, per discutere di flussi, integrazione e accoglienza. Solo che non sono politici, ma studenti: sanno che erediteranno il continente e vogliono essere consapevoli delle dinamiche che ne condizioneranno il futuro”. “Nel nostro piccolo abbiamo fatto la storia e per questa edizione un ringraziamento va al ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che da subito si è dimostrato sensibile al tema, e alla Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del Miur“, conclude il presidente del Comitato.

Che per l’edizione di quest’anno lancia la campagna #siamosullastessabarca. volta ad informare correttamente sulle tematiche migratorie e favorire la partecipazione attiva dell’opinione pubblica e in particolare modo delle nuove generazioni, al fine di stimolarle a diventare il motore di un cambiamento duraturo, attraverso il dialogo e la condivisione con l’altro. Perché c’è chi è nato su questa sponde del Mediterraneo e chi invece il mare lo attraversa per fuggire da fame e guerra, o semplicemente cercare una vita migliore. Ma la barca è la stessa: il grande vascello dell’umanità sul quale i popoli e le culture si incontrano.

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