Lo ius culturae torna nel dibattito politico. L’esame della legge che lega la concessione della cittadinanza alla conclusione di un determinato ciclo di studi riparte in Commissione Affari costituzionali alla Camera. L’annuncio è arrivato a sorpresa dal presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s), che sarà anche relatore alla riforma. L’esame riprenderà giovedì 3 ottobre, data simbolica in quanto Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. Il testo, a prima firma Laura Boldrini, era stato incardinato in quota opposizioni (Liberi e Uguali) nell’ottobre 2018 e il relatore era Roberto Speranza, ora divenuto ministro.

“Siamo ancora all’inizio – spiega Brescia – ma credo si possa lavorare per introdurre lo ius culturae, legando la cittadinanza alla positiva conclusione di un ciclo di studi, e non alla sola frequenza”. “Non c’è solo il testo a prima firma Boldrini da esaminare – sottolinea Brescia – Ci sono diversi testi di altri gruppi, tra cui un testo Polverini di Forza Italia che introduce proprio lo ius culturae. Naturalmente arriverà anche un testo M5S. Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, guardi in faccia la realtà e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare”. “Credo che lo ius culturae possa rappresentare una soluzione ragionevole, anche perché mette al centro le nostre scuole come potente fattore di integrazione. Spero che la politica tutta, maggioranza e opposizione, si dimostri all’altezza di un dibattito che chiama in causa diritti e doveri, appartenenza e inclusione”, ha aggiunto l’esponente del M5s.

Che il 22 settembre aveva lanciato l’idea in un’intervista a La Stampa: “Un bambino nato in Italia da genitori che siano regolarmente residenti da un certo periodo nel nostro Paese che abbia completato un ciclo di studi in Italia, si può ritenere italiano“, aveva detto Brescia. Il giorno prima a parlarne era stata Elena Bonetti, ministro per la Famiglia e le pari opportunità che ha seguito Renzi in Italia Viva.

Una mossa quella di Brescia, esponente dell’ala sinistra del Movimento che fa capo al presidente della Camera Roberto Fico, che giunge inattesa. Sia per i modi che per i tempi: il tema dello ius culturae non figura nel programma M5s-Pd né era entrato nella discussione alla base della nascita del governo. Difficile anche non immaginare che un eventuale impegno su questo fronte non attiri sull’esecutivo gli strali di Matteo Salvini, le cui idee in materia di immigrazione e cittadinanza sono condivise da parte dell’elettorato e dei parlamentari a 5 stelle. Anche alla luce della prima firmataria del testo posto in discussione, quella Laura Boldrini da sempre bersaglio della propaganda leghista. Un contesto tale da far ipotizzare la possibilità che il provvedimento possa passare in commissione, dove comunque al momento non è calendarizzato, e poi si areni prima di arrivare in Aula.

Fonti interne fanno notare che soltanto a primavera, quando il Movimento governava con la Lega, Giuseppe Conte si era detto favorevole all’apertura di una discussione addirittura sullo ius soli: “Non è nel contratto di governo – aveva premesso il presidente del Consiglio il 29 marzo – ma io auspico che si avvii in sede parlamentare una riflessione serena, dove si può valutare anche una prospettiva di nascita sul territorio italiano, ma che deve essere collegata a un percorso di integrazione serio”.

A riportare sul tavolo il tema dello ius culturae era stata in mattinata la Conferenza Episcopale Italiana: “Accogliere è un dovere fondamentale ma se noi non si integra, non si forma, e non si porta uno anche alla cittadinanza non basta essere nati in un suolo – aveva detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, a margine della presentazione del “Rapporto Immigrazione 2018-2019” della Caritas-Migrantes – io parlo di cittadinanza, e cioè di ius culturae che è di più dello ius soli, perché la cittadinanza va costruita, è frutto di integrazione, di un accompagnamento”.

“Auspico lo ius culturae – aveva aggiunto il cardinale – perché altrimenti sarebbe come un contenitore vuoto, io non posso mettere un migrante in un contenitore vuoto, qui c’è tutta una formazione da fare, un cammino grosso”. Alla domanda se con il nuovo Governo si respiri una nuova atmosfera nel Paese aveva risposto: “Direi che sta cambiando, voglio essere prudente, le premesse sono buone ma voglio vedere un po’ a che conclusioni si arriva. Il cambio di passo si vede, però non firmo cambiali in bianco”.

Subito si era espresso a favore Andrea Marcucci: “Una gestione degli sbarchi governata e non affidata agli show estemporanei, una maggiore condivisione dell’Europa. In questo contesto è giusto, come dice @orfini, portare finalmente all’approvazione lo #iusculturae”, ha scritto su Twitter il capogruppo Pd al Senato. L’idea raccoglie anche il plauso di Dario Stefano: “Archiviato il Papeete, si passa alla buona politica e ai fatti – ha twittato il vicepresidente del gruppo Pd a Palazzo Madama – Finalmente arrivano risultati per la gestione sbarchi. Ora mettiamoci al lavoro per portare a termine una battaglia giusta come lo #iusculturae. Per i tanti ragazzi che vivono e studiano nel nostro Paese”.

“Ecco. Il primo piccolo passo avanti: il 3 ottobre alla Camera comincerà la discussione sullo ius culturae. Si può fare. E si può fare subito“, scrive sui social l’ex presidente del Pd Matteo Orfini. Che giovedì aveva rilanciato l’idea di approvare lo ius soli: “Ieri ho fatto una proposta e sono stato attaccato da Salvini, da Fontana, dalla Santanchè, dalla Meloni, dalla Gelmini. Che ne dite, lo facciamo o ci spaventiamo di Salvini?”.

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