“Il Presidente dei vescovi italiani detta legge, fa politica e quindi possiamo politicamente rispondere e trattare politicamente la sua azione. Chiedere un rinvio della decisione alla Corte è una cosa mirata, e le motivazioni accampate sono tecnicamente false: di non discutere la legge si è deciso a giugno, precedentemente alla crisi di governo”. A dirlo in una conferenza stampa è Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, in merito alle dichiarazioni del presidente della Cei, la Conferenza Episcopale italiana, il cardinal Gualtiero Bassetti. “Bassetti ha fatto politica con la richiesta – prosegue – ha dettato addirittura il modo in cui la legge dovrebbe essere fatta, con la distinzione fra parenti e non parenti per depenalizzare il reato, che richiama il delitto d’onore, con una sorta di attenuante dovuta al grado di parentela”.

“Detta legge anche – aggiunge Cappato – su quella che potrebbe essere definita una sostanziale abolizione della legge sul trattamento biologico, perché negare ai malati di poter rinunciare a idratazione e nutrizione artificiale è imporre un trattamento contro la volontà malato“. “L’unico modo – evidenzia – per non avere buone regole è impedire alle istituzioni di decidere: alla Corte di decidere e al Parlamento. Questa è la strategia della Cei e trasversale ai gruppi parlamentari”. “Abbiamo chiesto un incontro a Di Maio e Zingaretti prima dell’estate, per discutere la calendarizzazione della proposta di legge sull’eutanasia, ci è stato negato – conclude – i capi dei partiti meno si esercitano con il tema meglio è, hanno mostrato di avere paura dei loro parlamentari”.

A fare eco alle parole di Cappato anche Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni: “Il Parlamento non è intervenuto, il 24 la Corte si pronuncerà con valore di legge e da quella dovremmo partire. Noi chiedevano un dibattito aperto e trasparente per tutelare tutto. Non è avvenuto. In tutto questo ieri è intervenuta la Cei con un messaggio politico ben chiaro di fronte a tante personalità politiche tutte concordi a chiedere un rinvio alla Corte costituzionale. Noi rispettiamo le loro posizioni ma quell’intervento per noi era chiaramente politico e mirato anche a modificare il testamento biologico”. Come lei anche Mina Welby, che dopo aver invitato tutti in piazza il 19 settembre a Roma, si rivolge alla Cei: “Chiedo di avere più misericordia, ognuno vuole la sua morte e questa è la cosa più importante per la vita umana”

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