di Mario Alberto Catarozzo*

All’inizio dell’anno in corso uscivano dal Word economic forum di Davos, in Svizzera, linee guida, sollecitazioni e in alcuni casi preoccupazioni per il futuro che attende noi e la nostra casa, il pianeta Terra. Preoccupazioni di scienziati, politici, accademici per ciò che riguarda l’ambiente, ma anche preoccupazioni sul fronte del lavoro e dell’occupazione. Il sentire comune teme che il lavoro dell’uomo sia man mano sostituito dai robot, dall’intelligenza artificiale, dall’automazione.

Non è in effetti molto distante la realtà dei fatti, almeno la realtà che da qui ai prossimi cinque anni ci si attende. Ciò che c’è di buono è che le stime dicono che, a fronte della sostituzione di un lavoratore uomo con una macchina, ci sarà una nuova opportunità di occupazione per l’essere umano, a condizione che sappia cambiare, sappia cooperare con la tecnologia; insomma sappia trasformare le proprie competenze. Ecco qui il re-skilling, la riqualificazione.

Di cifre le università, le conferenze di esperti in tutto il mondo e non ultimo il Word economic forum ne hanno snocciolate parecchie, frutto di studi, proiezioni, analisi. Ciò che è sicuro è che nei prossimi dieci anni si vedranno cambiamenti epocali mai visti prima in così breve tempo e che tali cambiamenti porteranno con loro sia opportunità che rischi. È sempre stato così, se ci pensate bene; nulla di nuovo sotto il sole.

Ogni rivoluzione ha portato con sé morti e nuove nascite, scenari giunti al termine e nuovi che si aprivano. Se oggi avessimo l’opportunità di intervistare i protagonisti delle rivoluzioni precedenti, vedremmo in loro lo stesso senso di smarrimento che molti vivono oggi. L’essere umano è un essere abitudinario, si sa, tolto dalla propria sfera di comfort entra in allarme, indipendentemente dalla bontà del cambiamento.

Nel 800 abbiamo visto la Prima rivoluzione industriale con la comparsa del motore a vapore; successivamente la scoperta e l’uso della elettricità permise la produzione in larga scala (Seconda rivoluzione industriale); il passaggio dall’analogico al digitale in atto dal 1980 ad oggi ha disegnato la Terza rivoluzione industriale. L’intelligenza artificiale e l’automazione rappresentano la frontiera per tutti noi, la Quarta rivoluzione industriale.

Le industrie 4.0, dove macchine e umani lavoreranno necessariamente insieme, cercheranno coloro che sono pronti a mettersi in gioco, a studiare e aggiornarsi continuamente, che sono flessibili e sanno ampliare e in alcuni casi trasformare le proprie competenze. Dal mondo della ristorazione alla sanità, dallo sport al marketing, dall’agricoltura alla produzione di vino, dalla produzione di energia verde alla gestione delle pratiche in un Comune, tutto sarà pervaso da tecnologia, digitale, automazione e lavoro in rete, quasi sempre in cloud.

Automazione e robot vuole anche dire sostituire molti lavori ora svolti dagli umani, ma vuol dire anche affiancare, dirigere, controllare, interagire con tali macchine: nuove occupazioni, nuove figure professionali, re-skilling delle figure precedenti. La creazione di nuovi posti di lavoro riguarderà in particolare nuove specializzazioni, nuovi lavori. Si stima che il 65% dei ragazzi che studiano faranno lavori che ancora non esistono. Il futuro gira intorno al digitale e gira intorno alla specializzazione.

Saranno tre le linee direttrici dello sviluppo del mercato del lavoro in futuro secondo il Wef:

1. Automazione dei processi e delle attività per essere più efficienti.
2. Cooperazione esseri umani-robot, per essere più efficaci.
3. Nuove professioni nel digitale e tutto ciò che vi ruota intorno.

A cui possiamo aggiungere due elementi caratterizzanti lo scenario del futuro:

1. Il cloud computing, in quanto tutto avverrà in tempo reale e risiederà in una “nuvola”.
2. Il 5G come velocità di connessione senza periodo di latenza, che aprirà le porte al Iot (“l’Internet delle cose”, dove i protagonisti saranno sempre di più gli oggetti connessi tra di loro in autonomia).

Le nuove professioni, che possiamo già ipotizzare andranno a ruba, sono i data analyst, i machine learning specialist, i big data specialist, i digital transformation specialist, i web marketing specialist, coloro che si occuperanno di data protection, privacy e new tecnology. Qui dentro troveremo poi le specializzazioni delle specializzazioni.

Se le professioni nate con il digitale (con i millenials) saranno tutte centrate sulle nuove tecnologie. Le professioni più tradizionali lo saranno meno, ma tuttavia saranno anch’esse pervase dalla tecnologia: da chi oggi pulisce le camere in un albergo, fino al chirurgo, tutti dovranno saper utilizzare strumenti digitali, inserirsi in processi automatizzati, comunicare con le nuove tecnologie e conoscerne i tempi e il linguaggio.

Molti lavoratori dovranno quindi riqualificarsi, arricchendo il proprio curriculum, aggiornando le proprie competenze e per alcuni cambiando completamente qualifica lavorativa, perché la precedente verrà automatizzata e affidata ai robot.La conseguenza è che saranno centrali corsi di aggiornamento, di riqualificazione, di ricollocamento, sia interni che esterni all’azienda, proposti da sindacati, Università e di enti privati. Ciò che c’è di certo è che tutti, nessuno escluso, diventeremo studenti a vita.

*Formatore e Business Coach professionista, CEO di MYPlace Communications.
Laureato in giurisprudenza, mi sono specializzato nel Coaching, PNL, Comunicazione e Marketing. Nei 25 anni di attività, ho attraversato la libera professione, poi il mondo aziendale, dove sono stato manager nel mondo dell’editoria giuridica, successivamente il coaching dove oggi sono Coach professionista e Formatore. Come Coach e Consulente affianco aziende e studi professionali nei processi di sviluppo e di marketing.

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