“Stanno andando bene, è un momento in cui sto lavorando al programma, è importante un programma che si dia una visione del Paese, una prospettiva di governo”. L’ha detto il premier incaricato Giuseppe Conte in diretta da Palazzo Chigi con la festa del Fatto Quotidiano alla Versiliana, rispondendo sulla trattativa di governo.
Versiliana 2019 - 1 Settembre 2019
Versiliana 2019, Conte: “Le cose stanno andando bene al lavoro sul programma”
La Playlist Versiliana 2019, Conte alla festa del Fatto
- 15:45 - Sostenibilità, Borgonovi (Bocconi): "Csr studi sistemi più oggettivi per diffondere cultura innovazione"
Milano, 10 ott.(Adnkronos) - "Il Salone organizzi al più presto gruppi di ricerca e di studi per analizzare i diversi sistemi di valutazione di impatto e arrivare a sistemi che siano più oggettivi e più coerenti con l'obiettivo di diffondere la cultura della innovazione sociale". Lo ha detto Elio Borgonovi, docente emeritus di Management Pubblico alla Bocconi, emettendo il verdetto nel ruolo di giudice al processo al salone della Csr e dell'innovazione sociale, in corso a Milano.
"Nelle prossime edizioni vengano chiamati al tavolo soggetti diversi, ma il Salone resti un luogo di riflessione e non diventi un ennesimo luogo di talk show e di confronti ideologici, mantenendo la sua caratteristica di confronto di idee. Primo capo di accusa? Non colpevole, il salone non è il luogo dove le imprese o chi ha le buone pratiche può trovare consenso, ci sono altri canali. Il salone è e resta un luogo di dibattito".
- 15:44 - Sostenibilità, GS1 Italy: "Analisi del ciclo di vita di 29 categorie merceologiche"
Milano, 11 ott. (Adnkronos/Labitalia) - Portare la sostenibilità al centro del dialogo tra industria, distribuzione e consumatori, condividere il know-how scientifico sulla sostenibilità e consentire a tutti gli operatori del largo consumo di farlo entrare nei processi aziendali, aumentando il loro patrimonio di conoscenze 'green' e migliorando le performance ambientali dei loro prodotti. E' questo l’obiettivo con cui GS1 Italy ha realizzato, in ambito Ecr Italia, il progetto 'Sostenibilità nelle categorie di prodotto' e il nuovo libro, che ne raccoglie i risultati, 'Sostenibilità nelle categorie. L’approccio scientifico al centro del dialogo tra industria, distribuzione e consumatore', presentati oggi a Milano in occasione del Salone della CSR e dell’innovazione sociale.
Frutto di un articolato percorso condotto insieme agli esperti dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e di Ergo, ad Antonella Altavilla, owner ADF Consulting e consulente category management per l’Academy di GS1 Italy, e alle aziende di Produzione e Distribuzione riunite nel gruppo di lavoro creato da Ecr Italia, il progetto 'Sostenibilità nelle categorie di prodotto' si è focalizzato su 29 categorie merceologiche, alimentari e non alimentari (dalle bevande all’ortofrutta, dal cura persona al petcare), rappresentative dei principali comparti del largo consumo (91,5% del totale a valore del largo consumo confezionato), individuando per ognuna alcuni prodotti di riferimento per rappresentatività e disponibilità di dati ambientali.
Partendo dalle conoscenze disponibili (studi di letteratura e settoriali, banche dati, progetti di ricerca, dati primari di aziende del settore), il progetto le ha razionalizzate in un’ottica di lca (life cycle assessment), arrivando a individuare per ogni categoria merceologica i fattori che generano i maggiori impatti ambientali nelle diverse fasi del ciclo di vita. E delineando, di conseguenza, gli interventi da realizzare per rendere i prodotti più sostenibili. Un patrimonio unico di conoscenze e indicazioni utili che GS1 Italy mette a disposizione di tutte le aziende del largo consumo per favorire il loro percorso verso il miglioramento della sostenibilità e per farla diventare un elemento portante dei processi di relazione di filiera tra le aziende dell’industria e della distribuzione e nei confronti dei consumatori finali.
Il progetto 'Sostenibilità nelle categorie' è frutto di un lavoro sinergico che ha visto coinvolte nel gruppo di lavoro di Ecr Italia 20 aziende del largo consumo italiano: dodici di produzione (Auricchio, Barilla, Cameo, Eridania Italia, Ferrero, Heineken, Mondelez Italia, Parmalat – Gruppo Lactalis, Procter & Gamble Italia, Red Bull, SC Johnson, Sperlari) e otto di distribuzione (Bennet - Gruppo Végé, Carrefour, Conad, Coop Italia, CRAI, Esselunga, Italbrix – Gruppo Selex, Metro). Carrefour, Coop, Ferrero, Gruppo Lactalis e Procter & Gamble hanno portato la loro testimonianza anche durante il convegno di oggi.
"La capacità della singola azienda - afferma Silvia Scalia, ecr & training director di GS1 Italy - di migliorare il suo impatto ambientale agendo unicamente sulla sua dimensione interna è limitata. Occorre un approccio di filiera, con competenze diffuse, apertura al confronto e alla collaborazione, alla ricerca di sinergie e azioni di miglioramento da perseguire insieme. Con questa iniziativa Ecr Italia, insieme alle aziende associate, ha messo a disposizione di tutto il sistema strumenti pratici e concreti, su cui basare questo dialogo".
"La solida struttura metodologica e scientifica dello studio, basata sull’analisi dell'lca dei prodotti, ha consentito di calcolare le prestazioni medie di varie categorie merceologiche, che sono state poi prese come benchmark di riferimento: questi indicatori di impatto, infatti, costituiscono il punto di partenza per individuare problematiche ambientali e ambiti di azione condivisi tra gli attori della filiera" spiega Fabio Iraldo, coordinatore scientifico della ricerca, professore ordinario di management alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e parte del comitato scientifico di Ergo. "Diventa chiave mettere a fattore comune i risultati degli studi lca e utilizzarli come guida nelle scelte strategiche nel management delle aziende e, ultimo ma non meno importante, per essere in grado di garantire trasparenza, correttezza e coerenza dal punto di vista scientifico nei messaggi al consumatore".
L’approccio lca, basato sul ciclo di vita e sull’impronta ambientale dei prodotti, risulta fondamentale anche per garantire fondatezza e rilevanza alla comunicazione ambientale: i risultati degli studi di ciclo di vita rappresentano infatti una fonte informativa scientifica e solida su cui poter basare la propria comunicazione ambientale, sempre più richiesta e riconosciuta anche a livello normativo (nella direttiva 2005/29/EC del Parlamento europeo e del Consiglio, in standard internazionali volontari, nelle recenti proposte normative europee riguardanti i green claim).
"Nella pubblicazione presentiamo una panoramica dell'attuale quadro normativo sui green claim e forniamo approfondimenti e indicazioni pratiche per poter utilizzare, correttamente ed efficacemente, i dati provenienti da studi lca in iniziative di comunicazione ambientale di prodotto, afferma Roberta Iovino, ricercatrice presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. "Inoltre, abbiamo analizzato le dinamiche di utilizzo dei green claim sui prodotti da parte delle aziende italiane per le 29 categorie merceologiche, utilizzando i dati forniti dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy".
'Sostenibilità nelle categorie' è un progetto che guarda al dialogo industria-distribuzione con una visione completa, offrendo una serie di strumenti concreti e azionabili che traducono le evidenze scientifiche in indicazioni pratiche che anche i non esperti possono iniziare a sperimentare. Si è partiti dall’analisi dei risultati degli studi di lca relativi a ognuna delle 29 categorie per comprendere meglio la qualità e la rilevanza degli aspetti e degli indicatori ambientali lungo tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto (approvvigionamento, design, produzione, trasporto e logistica, commercializzazione, uso e gestione del fine vita). Questo lavoro di raccolta, analisi e razionalizzazione della letteratura scientifica ha permesso di ottenere dati strutturati e affidabili, da condividere con le imprese per identificare gli elementi del ciclo di vita dei prodotti che generano maggiori criticità e ricadute negative sull’ambiente.
Dalla teoria si è, poi, passati alla pratica per trasferire le buone pratiche lungo il ciclo di vita dei prodotti, applicabili anche all’interno della gestione delle categorie merceologiche. La sistematizzazione delle ricerche ha portato a individuare gli ambiti su cui le imprese possono intervenire concretamente per migliorare le performance di sostenibilità dei prodotti di ogni singola categoria, indicando le azioni di miglioramento da perseguire in ottica di filiera per ridurne gli impatti ambientali. Infine, quest’ampia base conoscitiva è stata integrata con riferimenti normativi e standard internazionali in modo da fornire alle imprese un quadro completo e 'science-based' della sostenibilità applicata lungo l’intera filiera: dalla progettazione dei prodotti e del loro packaging fino alla corretta comunicazione ambientale rivolta ai consumatori finali.
Altro aspetto innovativo del progetto GS1 Italy è la volontà di supportare lo sviluppo delle competenze aziendali sui temi della sostenibilità in maniera trasversale. Per favorire il dialogo tra le parti e promuovere la crescita culturale dell’intero sistema sui temi della sostenibilità ambientale, nel progetto sono stati coinvolti i manager di differenti funzioni aziendali: dai responsabili della sostenibilità ai manager delle funzioni commerciali esperti di category management, come trade marketing, acquisti, vendite e marketing.
"La sostenibilità va inserita tra gli elementi portanti delle relazioni di filiera tra Industria, Distribuzione e consumatore finale" spiega Antonella Altavilla, owner Adf consulting e consulente category management per l’academy di GS1 Italy. "I primi due attori devono lavorare insieme per ridurre l’impatto ambientale di filiera, introducendo la buone pratiche di sostenibilità nella gestione dei processi commerciali e di interfaccia che si basano sul category management omnichannel Ecr, con l'obiettivo di rendere le iniziative concrete ed esperibili dai consumatori".
- 15:44 - Csr, Fazzari (Fater): "Inclusività è mettere al centro le persone"
Milano, 10 ott. (Adnkronos) - "Noi siamo partiti 5 anni fa, dichiarando come prima strategia dell'azienda 'People First', con l'ambizione di creare un posto di lavoro dove le persone tornino a lavorare ogni giorno un po’ più felici". Così Antonio Fazzari, general manager and chief operating officer di Fater, spa fondata nel 1958 da Francesco Angelini e dal 1992 joint venture paritetica tra Gruppo Angelini e Procter & Gamble, intervenendo al panel 'Verso un nuovo welfare aziendale' al Salone della Csr in corso a Milano.
"All’inizio -ricorda Fazzari- questo ha generato un po' di panico perché effettivamente è difficile misurare la felicità; però poi per noi è stata una straordinaria opportunità di riorientare tutto ciò che facciamo". Così "abbiamo iniziato a condurre survey, anche se lo strumento più potente di ascolto è sedersi con una persona, guardarsi negli occhi e dire 'Come stai?, Come cambiamo l’azienda?'. Questo processo di ascolto, davvero molto intenso, ci ha dato il coraggio di fare cose importanti e anche coraggiose: la prima, quattro anni fa, che sembrava un azzardo, è stata quella di aprirci al lavoro ibrido cinque su cinque per tutte le mansioni che lo permettono, che vuol dire che in Fater le persone possono scegliere il luogo e l’orario di lavoro, che la qualità del lavoro si misura da come costruisce business e come sviluppi il tuo team. E non da dove lavori o, ancora peggio, da quanto lavori".
"Questa cosa -aggiunge- è stata la prima pietra di un cambiamento più generale perché sfida ad avere fiducia nelle persone, a dar loro delega e a invertire un po’ il sistema tradizionale. Per noi è stata anche una misura di inclusività perché ad esempio i genitori di bimbi in età scolare possono andare a prendere i loro bimbi a scuola, aiutarli nei compiti e i care giver, che devono necessariamente trovare nuove soluzioni di incrocio tra vita personale e professionale, hanno potuto trovare il modo di assistere i loro genitori o i loro cari".
- 15:44 - Csr, Rellini (Regusto): "Ogni anno si sprecano 6 mln tonnellate cibo, da noi 13.000 recuperate"
Milano, 10 ott. (Adnkronos) - "Secondo gli ultimi dati dell’osservatorio Waste Watcher, in Italia ci sono 6 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, mentre ogni anno vengono sprecate 6 milioni di tonnellate di cibo. Questo spreco non solo rappresenta una perdita enorme in termini economici e ambientali, ma soprattutto un'occasione mancata per aiutare chi non ha accesso al cibo".
Lo ha detto Paolo Rellini, co-founder e coo di Regusto, brand della società benefit Recuperiamo, intervenendo alla 12esima edizione del Salone della Csr e dell’innovazione sociale, in corso a Milano.
Regusto è una piattaforma Esg blockchain per la lotta allo spreco che collega il più grande ecosistema circolare italiano, formato da oltre 650 aziende e più di 1.300 enti non-profit. Attraverso la piattaforma, le aziende alimentari e non alimentari possono donare e vendere i propri prodotti, digitalizzando e tracciando l’attività in maniera trasparente. Per ogni transazione viene calcolato e monitorato l’impatto che si ottiene a livello sociale, ambientale ed economico nel territorio attraverso preziosi indicatori Esg. Indicatori che vengono calcolati attraverso algoritmi proprietari che si basano su standard di riferimento internazionali e conformi alle nuove norme europee sulla rendicontazione non finanziaria.
"Attraverso la piattaforma blockchain Esg Regusto -ha aggiunto Rellini- noi cerchiamo di rispondere a questo paradosso collegando il più grande ecosistema circolare italiano, composto da un network virtuoso di oltre 2000 aziende ed enti non-profit, attivi nel recupero e ridistribuzione dei prodotti a rischio spreco". E ad oggi, "il recupero attraverso la piattaforma ha permesso di salvare 13.000 tonnellate di prodotti alimentari a rischio spreco, pari a 26 milioni di pasti equivalenti, recuperati e distribuiti alle persone in stato di povertà alimentare grazie alla rete di enti non profit attivi in tutta Italia".
A livello ambientale Regusto ha permesso di evitare l’emissione di 35.000 tonnellate di Co2 grazie al mancato smaltimento del prodotto, mentre a livello economico sono stati recuperati prodotti per un valore di 34 milioni di euro. Solo nell’ultimo anno sono stati recuperate e distribuite 7.500 tonnellate di prodotti alimentari, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente.
Nello specifico, i prodotti della filiera agroalimentare più recuperati sono: ortofrutta (23%), prodotti a lunga conservazione (19%) e prodotti freschi (es. latticini, carni, ecc.) (17%). Rientrano nel recupero anche prodotti da forno, scatolame, salumi, salse spalmabili, legumi, ecc.
Tra le aziende nel settore alimentare che hanno creato partnership sul recupero del potenziale spreco con Regusto, anche Esselunga, Parmacotto e Rovagnati. Tra gli enti non-profit che contribuiscono alla distribuzione dei beni recuperati ci sono Fondazione Banco Alimentare, Caritas e Croce Rossa.
- 15:44 - Sostenibilità, Tammaro (Lactalis): "Al lavoro per ridurre l'impatto del pack"
Milano, 11 ott. (Adnkronos) - "Come Gruppo Lactalis lavoriamo su tre direttrici per ridurre l'impatto del packaging: circolarità, scelta del giusto pack e sul concetto di comunicare e sensibilizzare la comunità in cui operiamo". Così Gianmarco Tammaro, Corporate Communication&Sustainability Manager di Lactalis, in occasione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale, a Milano.
Più nel dettaglio "sono diversi i progetti che realizziamo: attività di riduzione dell'intensità dei packaging come, ad esempio, l’alleggerimento dei nostri pack; lavoriamo per incrementare la quantità di materiali riciclati all'interno dei nostri pack come abbiamo fatto col progetto R-Pet bianco opaco di Parmalat; lavoriamo sempre di più anche per comunicare le nostre attività, come abbiamo fatto nell'ambito della pubblicazione 'Categorie merceologiche'". Da questo punto di vista, "il progetto dell'Lca ci ha permesso di avere dei parametri affidabili e rendicontabili molto più facilmente spendibili verso l'esterno, come la quantità di acqua e di emissioni risparmiate da un processo di produzione".
"Tutto questo si esplica con obiettivi di Gruppo, tra cui uno dei più rilevanti è che tutti i pack del Gruppo Lactalis siano riciclabili nella pratica entro il 2033. In Italia, ad esempio, abbiamo già raggiunto un tasso di riciclabilità dei nostri pack che va oltre il 90%, quindi siamo vicini al traguardo con metto anticipo", conclude.
- 15:42 - Sostenibilità, Tammaro (Lactalis): "Al lavoro per ridurre l'impatto del pack"
Milano, 11 ott. (Adnkronos) - "Come Gruppo Lactalis lavoriamo su tre direttrici per ridurre l'impatto del packaging: circolarità, scelta del giusto pack e sul concetto di comunicare e sensibilizzare la comunità in cui operiamo". Così Gianmarco Tammaro, Corporate Communication&Sustainability Manager di Lactalis, in occasione del Salone della Csr e dell'innovazione sociale, a Milano.
Più nel dettaglio "sono diversi i progetti che realizziamo: attività di riduzione dell'intensità dei packaging come, ad esempio, l’alleggerimento dei nostri pack; lavoriamo per incrementare la quantità di materiali riciclati all'interno dei nostri pack come abbiamo fatto col progetto R-Pet bianco opaco di Parmalat; lavoriamo sempre di più anche per comunicare le nostre attività, come abbiamo fatto nell'ambito della pubblicazione 'Categorie merceologiche'". Da questo punto di vista, "il progetto dell'Lca ci ha permesso di avere dei parametri affidabili e rendicontabili molto più facilmente spendibili verso l'esterno, come la quantità di acqua e di emissioni risparmiate da un processo di produzione".
"Tutto questo si esplica con obiettivi di Gruppo, tra cui uno dei più rilevanti è che tutti i pack del Gruppo Lactalis siano riciclabili nella pratica entro il 2033. In Italia, ad esempio, abbiamo già raggiunto un tasso di riciclabilità dei nostri pack che va oltre il 90%, quindi siamo vicini al traguardo con metto anticipo", conclude.
- 15:41 - Sostenibilità, Borgonovi (Bocconi): "Csr studi sistemi più oggettivi per diffondere cultura innovazione"
Milano, 10 ott.(Adnkronos) - "Il Salone organizzi al più presto gruppi di ricerca e di studi per analizzare i diversi sistemi di valutazione di impatto e arrivare a sistemi che siano più oggettivi e più coerenti con l'obiettivo di diffondere la cultura della innovazione sociale". Lo ha detto Elio Borgonovi, docente emeritus di Management Pubblico alla Bocconi, emettendo il verdetto nel ruolo di giudice al processo al salone della Csr e dell'innovazione sociale, in corso a Milano.
"Nelle prossime edizioni vengano chiamati al tavolo soggetti diversi, ma il Salone resti un luogo di riflessione e non diventi un ennesimo luogo di talk show e di confronti ideologici, mantenendo la sua caratteristica di confronto di idee. Primo capo di accusa? Non colpevole, il salone non è il luogo dove le imprese o chi ha le buone pratiche può trovare consenso, ci sono altri canali. Il salone è e resta un luogo di dibattito".