L’inevitabile fine di un’epoca automobilistica, quando il rispetto dei limiti alle emissioni era ancora una questione più di forma che sostanza. Un tempo che ha concesso quei metodi “elusivi” nei test saliti poi ai disonori della cronaca come Dieselgate, in tutte le sue varianti. Dal primo settembre 2019 non sarà più possibile immatricolare una vettura Euro 6, quello standard in vigore dal 2014 e pensato almeno un quinquennio prima. Una era geologica precedente rispetto all’obbligo tassativo per ogni nuova autovettura di corrispondere ai criteri Euro 6d-Temp. Sembra solo un gradino nella scala evolutiva verso auto più verdi, ma si tratta nei fatti di un salto colossale verso certificazioni oggettivamente più oneste.

Per la prima volta le norme obbligano i costruttori ad omologare le proprie auto secondo nuovi test che tengono conto anche della guida su strada in condizioni reali e non si basano invece solo sui test in laboratorio, che per altro sono resi molto severi rispetto ai precedenti standard NEDC. E si tratta ancora di una fase di passaggio, perché il suffisso “Temp” infatti sta a significare un periodo di interregno, nel quale è concesso meno rigore nel confrontare i test in laboratorio WLTP e le prove su strada RDE (Real Drive Emissions).

Il test WLTP prevede una durata della prova di 30 minuti, mentre per ottenere la precedente omologazione NEDC la stessa era di 20 minuti. Inoltre la velocità media che dovrà sostenere il veicolo sottoposto al test WLTP sarà superiore, 46,5 Km/h contro 34 Km/h, così come è aumentata la velocità massima, 131 Km/h invece che 120 Km/h, il tutto per una distanza simulata in laboratorio che passa da 11 a 23,25 chilometri.

Dal gennaio 2020 per i nuovi modelli e dal 2021 per le auto di prima immatricolazione, scatterà poi l’obbligo di ottemperare alla normativa Euro 6d Standard, che modificherà la tolleranza tra la misura in laboratorio e quella in condizioni reali. Con Euro 6d-Temp è del 110% mentre con la futura Euro 6d Standard la scenderà al 50%.

Dal punto di vista degli ossidi di Azoto (NOx) dal primo settembre si passerà dunque dal limite di 60/80 mg/km (rispettivamente per benzina e diesel) dell’Euro 6 ai 126/168 mg/km dell’Euro 6-Temp, valori numericamente più alti ma certamente più credibili rispetto al passato. Nel 2020/2021 entrerà in vigore l’Euro 6d Standard e lo scarto allora scenderà al 50%, fissando gli NOx a 90 mg/km per i motori benzina e 120 mg/km per i diesel.

Quanto alla CO2, ricordiamo che dal prossimo gennaio ogni gruppo automobilistico dovrà avere una media di emissioni pari a 95 g/km di CO2, anche se il 5% dei veicoli più inquinanti non sarà conteggiato per il primo anno. Per la cronaca, nel 2018 la media delle emissioni prodotte dai modelli dei vari costruttori ammontava a 118 g/km. Come se non bastasse, l’Unione Europea ha dato il via libera definitivo ad un ulteriore programma per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica: entro il 2030 non potranno superare i 59 g/km. Inutile dirlo, in molti rimpiangono le maniche larghe dell’Euro 6.

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