Conservo ancora nel cuore la vista del Rio delle Amazzoni illuminato dalla luce del sole al tramonto…

Circa dieci anni fa mi imbarcai a Leticia, in Colombia, su una barca che percorrendo il fiume mi portò circa tre settimane dopo a Belem in Brasile. Il comandante della barca faceva quel viaggio diciotto volte l’anno e trasportava ogni volta circa settecento passeggeri e 1400 tonnellate di merci. Cemento, medicine, lavatrici, frigoriferi, televisioni, cibo. Affioravano dall’acqua rifiuti di tutti i tipi e spesso sfilavano chiatte cariche di tonnellate e tonnellate di legname. Un uomo faceva il resoconto di tutte le merci a bordo con una macchina da scrivere e mi raccontò dei tempi passati in cui un’abbondanza di pesce mai vista, faceva gridare le persone, quando le acque in piena lasciavano sul pavimento della barca pesci saltellanti. Eppure la foresta scorreva ai margini costante e senza interruzioni, sembrava non finire mai, accompagnava fitta e diversificata giorni e giorni di navigazione.

Ed è questo che conservo ancora nel cuore: l’emozione di camminare nella foresta, come fosse un’infinita dimensione parallela, di un’esuberanza per noi inconcepibile. Quanto forse di più vicino alla divinità e al sacro, io abbia mai vissuto. Ho chiaramente sentito che contavo poco, che ero totalmente in balia di qualcosa di molto più grande di me. La natura è molto più grande.

Sul palco del festival musicale brasiliano Lollapalooza, quest’anno è salito un indigeno attivista Guarani Mbya, David Karai Popygua, e ha detto: “Gli indigeni rappresentano il 5% della popolazione mondiale. Proteggiamo l’82% della biodiversità mondiale. Dicono che è troppo terra per pochi indigeni, ma sono i pochi indigeni a proteggere la vita affinché tutto il mondo possa sopravvivere. Noi indigeni siamo perseguitati, siamo assassinati e uccisi. Stiamo combattendo per la vita. L’uomo più potente del mondo nel mezzo della foresta, senza nulla, non sopravvive. Il potere della vita è nella natura. Salva il pianeta, salva la terra! No al genocidio delle popolazioni indigene! Combatteremo per la sopravvivenza delle generazioni future. Siamo il popolo Mbya Guarani, una delle 305 popolazioni indigene che sopravvivono sulla Terra”.

I popoli indigeni hanno sempre sviluppato misure efficaci per preservare la ricchezza dei loro ambienti. Ancora oggi usano sofisticati codici di conservazione per evitare di eccedere nella caccia e mantenere la biodiversità. Il nostro sistema economico invece ha raggiunto un devastante “punto critico”. La deforestazione in Amazzonia sta spingendo la regione verso un punto di degradazione irreversibile che incrinerà l’ecosistema della foresta pluviale.

L’espansione dell’allevamento intensivo e della produzione di soia per le esportazioni verso Usa e Europa è il principale fattore di deforestazione in Amazzonia. Come consumatori dovremmo pensarci due volte prima di comprare prodotti brasiliani a meno che non siano certificati, ad esempio da Rainforest Alliance. Gli animali in Italia non sono allevati su terreni sottratti alle foreste primarie, tuttavia spesso sono alimentati con la soia proveniente dal Sudamerica, responsabile di deforestazione.

Infine, possiamo donare a questa campagna attiva su Gofundme in favore di Conservation International, organizzazione senza scopo di lucro.

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