Duecento grammi di tritolo e un detonatore a fuoco e miccia. In un garage di Gebbione, nella zona sud di Reggio Calabria, c’era tutto l’occorrente per assemblare un ordigno ad alto potenziale chiamato Ied (“Improvised Explosive Device”). Saranno le indagini della guardia di finanza a ricostruire il percorso del tritolo e, soprattutto, il perché si trovava in un garage utilizzato dal 43enne Giovanni Pugliese. A lui, gli uomini del colonnello Flavio Urbani e del maggiore Giovanni Andriani sono arrivati pedinando Salvatore Maesano, di 45 anni e originario di Melito Porto Salvo. Poco prima di ferragosto, quest’ultimo aveva incontrato Giovanni Pugliese e, subito dopo, la guardia di finanza lo ha fermato con 100 grammi di marijuana.

Al momento del blitz, Maesano ha cercato di liberarsi della droga ma è stato subito arrestato in flagranza di reato. Le indagini si sono poi concentrate su chi gli ha ceduto lo stupefacente e hanno portato al garage non di proprietà di Pugliese ma nella sua completa disponibilità. All’interno, oltre al tritolo, sono state trovate armi e altra droga. In seguito alla perquisizione, infatti, le fiamme gialle hanno scoperto un vero e proprio market dell’illecito recuperando una pistola con matricola abrasa, diverse cartucce e 2 coltelli. Ma anche 4 chili e 100 grammi di hashish, 400 grammi di marijuana e 4500 euro in contanti.

Soldi che, secondo gli inquirenti, potrebbero essere frutto dell’attività illecite di Pugliese sul quale sono stati avviati degli accertamenti per ricostruire i contatti e la sua rete di spaccio. Pregiudicato per rapina, porto abusivo e detenzione di armi, Pugliese è sicuramente il soggetto più interessante dal punto di vista investigativo.

Al di là dei suoi precedenti, il suo nome compare in alcune vecchie inchieste per le sue frequentazioni “pericolose” negli ambienti della criminalità reggina. Il quartiere Gebbione, infatti, è il territorio della cosca Labate conosciuta con il soprannome dei “Ti mangio”. Sono loro che, nella zona, controllano anche il respiro delle persone e taglieggiano le attività commerciali. Essendo i boss dei Labate quasi tutti in carcere, però, non è escluso che Giovanni Pugliese abbia intrattenuto rapporti anche con altre famiglie di ‘ndrangheta interessate, alla sua droga, alle sue armi e al suo esplosivo che adesso sarà analizzato per capire se rientra nella famosa partita di tritolo proveniente dalla “Laura C”, la nave militare (affondata al largo di Saline Joniche nella seconda guerra mondiale) che è stata tombata alcuni anni fa ma che, nella stiva, contiene ancora tonnellate di esplosivo.

L’indagine dovrà accertare anche se il tritolo era solo custodito da Pugliese in attesa di un compratore o se si trovava in quel garage perché stava per essere ceduto a qualcuno per un’azione già programmata. Una cosa è certa: il tipo di esplosivo non lascia dubbi sul contesto criminale in cui viene utilizzato e dimostra ancora una volta che a Reggio Calabria la ‘ndrangheta e i soggetti che gravitano attorno alle cosche dispongono di armi e tritolo che possono essere utilizzati in qualsiasi momento. Su disposizione del procuratore Giovanni Bombardieri, la guardia di finanza ha accompagnato in carcere Giovanni Pugliese mentre Salvatore Maesano è finito agli arresti domiciliari.

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