Un quarto della popolazione mondiale, sparsa in 17 paesi, rischia di rimanere senz’acqua. L’allarme arriva da uno studio dell’organizzazione World Resources Institute, secondo cui nazioni come India, Iran e Botswana sono sottoposte attualmente ad uno stress idrico “estremamente elevato”: stanno cioè usando quasi tutta l’acqua che hanno a disposizione, e potrebbero rimanere senza. Tra le regioni a rischio “estremamente alto” ci sono Qatar, Israele, Libano, Giordania, Libia, Kuwait, Arabia Saudita, Eritrea, Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Pakistan, Turkmenistan e Oman, ma anche San Marino, all’undicesimo posto. L’Italia è nella seconda fascia, quella a rischio “alto“, insieme a Belgio, Grecia, Spagna e Portogallo.

Nei 17 paesi più esposti – di cui 12 sono in Medio Oriente e Nord Africa – il sistema agricolo, quello industriale e dei comuni consumano in media all’anno oltre l’80% dell’acqua disponibile in superficie e sottoterra. E in queste situazioni anche piccoli periodi di siccità possono avere “conseguenze disastrose“. Alcuni di questi sono paesi aridi, altri stanno sciupando le loro riserve, altri ancora si affidano troppo alle falde acquifere, che invece dovrebbero essere preservate per i rifornimenti in momenti di siccità.

Il precedente più grave è quello che è avvenuto a Città del Capo, in Sudafrica, l’anno scorso: a causa della siccità, della sovrappopolazione e della gestione inadeguata delle risorse idriche, la città è arrivata a un passo dal cosiddetto “Day Zero”, quando tutta l’acqua disponibile si sarebbe esaurita. Anche San Paolo in Brasile e Chennai in India recentemente hanno dovuto affrontare gravi carenze idriche.

I dati raccolti nel dossier dell’istituto di Washington mostrano anche che oltre un terzo delle principali aree urbane con oltre tre milioni di persone è sottoposto a stress idrico elevato o estremamente elevato. Tra queste ci sono Nuova Delhi, Los Angeles, San Diego, Città del Messico, Mosca, Pechino e Madrid. “In futuro probabilmente vedremo molti ‘Day Zero‘ -, ha spiegato Betsy Otto, che dirige il programma globale per l’acqua presso il World Resources Institute -. L’immagine è allarmante in molti posti in tutto il mondo”.

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